Lorenzo Cassioli, studente alla Facoltà di Scienze motorie dell'Alma Mater, insieme ai due compagni della staffetta 5000 metri, ha vinto l’argento ai mondiali di pattinaggio di velocità su rotelle. È il più recente riconoscimento di una carriera sportiva ricca di soddisfazioni: Lorenzo in tre anni ha vinto 27 medaglie tra campionati italiani, europei e mondiali.
Quanto è stato duro arrivare fin sul podio di un mondiale, e quanta fatica costa preparare una gara?
"E’ la voglia di migliorarsi sempre di più il vero motore, ciò che spinge un atleta a dare sempre il meglio di sé. Riprendo le parole del mio allenatore e dico: 'Non bisogna guardare al risultato, ma alla prestazione'. I risultati che ho ottenuto l’anno scorso ai Mondiali di pattinaggio mi hanno dato fiducia; essere arrivato sesto nel mondo ti dà carica, e non poca.
Agli Europei di pattinaggio, svoltisi a fine agosto a Szeged (Ungheria), hai conquistato due medaglie d’oro nei 1000 metri individuali e nella staffetta, una d’argento nella 15000 metri ad eliminazione, e un bronzo nella 10000 metri a punti. Quali sono state le emozioni: della vittoria, prima, e della premiazione, poi?
"Salire sul podio europeo è una esperienza indescrivibile. Dopo anni passati come juniores senza successi, ora essere arrivato al titolo europeo è un sogno. Un’ernia al disco ha compromesso per 2 anni le mie prestazioni sportive da seniores. Non godendo più la fiducia dei dirigenti nazionali, non gareggiavo più. Purtroppo quando non si fa risultato è così. Ma ora mi godo la gioia della vittoria".
Cosa consiglieresti di fare a chi volesse avvicinarsi al mondo del pattinaggio a rotelle? A chi possono rivolgersi in Ateneo gli studenti per avere informazioni? Ci sono strutture dell’Unibo per aiutare i giovani atleti?
"Ci sono sicuramente grandi impianti come quelli del Cusb e la Record, ma per il pattinaggio a Bologna sta calando un sipario su tutto, e ciò che c’era sta scomparendo. Non so se consigliare a un giovane di avvicinarsi a questo sport; solo se è davvero appassionato gli direi che deve continuare, nonostante tutto. Questo sport ha arricchito di significato la mia vita; forse ho tolto ore allo studio, ma ho fatto tanta esperienza. Inoltre il pattinaggio è uno sport individuale, che plasma e aiuta a creare una personalità. Ti insegna che non tutte le cose sono facili e che i sacrifici sono il solo mezzo per raggiungere buoni risultati. Mi alleno sia a Pianoro (BO) sia a San Benedetto del Tronto e pago tanto per potermi allenare, ma le soddisfazioni sono davvero infinite. Perciò ai più giovani dico di non mollare mai, perché rinunciare è una sconfitta sicura, solo se si persevera si uscirà dal tunnel e si vedrà la luce. Ovvio, devono esserci i presupposti: il mio allenatore è il mio punto di forza, l’ancora a cui affidarmi, la base su cui costruire".
Cosa fare allora per attirare l’attenzione sul pattinaggio a rotelle in Italia o, in generale, sugli sport minori?
"Per il mio sport bisogna dire innanzi tutto che da pochi anni è cambiata la forma delle piste di pattinaggio ed in Italia ce ne sono veramente poche di nuova concezione. Inoltre in altre nazioni i pattinatori in velocità vengono trattati da professionisti, alla pari di chi pratica gli sport più famosi; ciò vuol dire che i giovani ricevono uno stipendio e vedono nel pattinaggio una possibilità di mantenersi. Invece in Italia i giovani tendono ad abbandonare il pattinaggio, perché a loro si chiede di investire molto, senza ricevere poi quasi nulla. Venezuela, Messico, Argentina questi ed altri stati, pur non essendo particolarmente ricchi, riescono a garantire spazi agli sport minori, assicurando loro forme di finanziamento stabili: ad esempio per legge le compagnie telefoniche devolvono a loro favore l’uno per cento degli introiti".