Il castello riscoperto di Monte Rontana
Sette anni campagne di scavo, animate da studenti Unibo, hanno riportato alla luce i resti di un vasto complesso fortificato del X secolo. E ora il sito archeologico si mostra al pubblico con una giornata di apertura
Una giornata in collina, nel verde di Monte Rontana, vicino a Brisighella, in provincia di Ravenna, alla scoperta di un antico castello medievale riportato alla luce dagli archeologi dell'Università di Bologna. L'appuntamento è per domani, 29 agosto, quando gli scavi saranno aperti al pubblico per tutta la giornata, dalle 9 alle 17.
"Gli scavi a Rontana sono iniziati nel 2007", racconta Enrico Cirelli, che con Andrea Augenti cura la direzione scientifica del progetto. "Quella che si è conclusa nei giorni scorsi è stata la settima campagna". A promuovere i lavori è il Dipartimento di Storia, culture, civiltà dell'Alma Mater, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola e il Comune di Brisighella hanno dato il loro patrocinio all'iniziativa.
"Le prime notizie storiche del castello risalgono al X secolo", spiega Cirelli. "Era un vero e proprio villaggio fortificato, piuttosto esteso, costruito in una zona strategica, in altura, per ragioni di difesa e controllo del territorio". Prima che iniziassero gli scavi, del castello rimaneva soltanto il rudere di un torrione, ma negli ultimi sette anni le campagne promosse dall'Alma Mater hanno riportato alla luce buona parte dell'antico complesso. "Ora si può vedere gran parte della rocca, diverse abitazioni e un vasto quartiere produttivo, oltre all'intero circuito delle mura di cinta".
Responsabili del recupero del castello - che venne abbandonato nel 1591 dopo l'attacco di un’armata pontificia - sono i tanti studenti dell'Università di Bologna che hanno animato anno dopo anno le campagne di scavo, sperimentando direttamente sul campo il lavoro dell'archeologo. "Ad ogni campagna partecipano una trentina di studenti - spiega Cirelli - tanto dei primi anni, che specializzandi e dottorandi. Per loro è un vero e proprio campo scuola: imparano a realizzare gli scavi, a documentare i resti rinvenuti, a familiarizzare con tecnologie di rilevazione GPS".
La giornata di aprtura al pubblico è un occasione per mostrare i risultati di questi anni di lavoro e riscoprire uno dei principali casi di studio per l’incastellamento in Romagna. Un lavoro che non è ancora concluso e che apre la strada per nuovi, ambiziosi, progetti. "C'è l'idea di aprire un parco archeologico nella zona", dice in chiusura Cirelli. "Ci piacerebbe realizzarla un giorno. Per ora continuiamo con la nostra ricerca".