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Una nuova scuola all'insegna dell'orientamento e della diversità

Un percorso di orientamento più lungo e docenti con una formazione più attenta alla diversità: queste le necessità che emergono da uno studio europeo sui percorsi educativi, a cui ha partecipato anche l'Università di Bologna
Una nuova scuola all'insegna dell'orientamento e della diversità

Di cosa hanno bisogno gli studenti europei, ma anche i loro insegnati, e più in generale il sistema educativo del Vecchio Continente? In primo luogo di orientamento e formazione alla diversità. E' quanto emerge dai risultati del progetto "GOETE - Governance dei percorsi educativi in Europa", condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze dell'Educazione "G.M. Bertin" (in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell'Economia) dell'Università di Bologna e del Dipartimento di Economia, Società, Politica dell'Università di Urbino Carlo Bo, insieme a cinquanta colleghi provenienti da Germania, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Polonia e Slovenia. L'indagine, finanziata fra il 2010 e il 2013 dalla Commissione Europea, ha approfondito i cambiamenti intervenuti nei percorsi educativi dei bambini e ragazzi europei fra i 10 e i 16 anni, e le modalità decisionali che hanno definito tali percorsi. A questo scopo sono stati coinvolti - tramite questionari e interviste - circa 12000 studenti, genitori, insegnanti, dirigenti scolastici ed esperti.

Le esigenze educative emerse dalla ricerca sono state messe sul tavolo dei decisori pubblici della Commissione Europea. E' necessario innanzitutto progettare un orientamento scolastico che duri più a lungo e permetta a studenti e famiglie di ponderare le decisioni senza troppa pressione. Decisioni che dovrebbero essere reversibili, in modo da non penalizzare precocemente le carriere scolastiche. Inoltre, nella formazione dei docenti è indispensabile prestare più attenzione alla diversità dei percorsi di vita degli studenti: ad oggi ai futuri insegnanti non vengono fornite conoscenze e competenze adeguate rispetto ai cambiamenti delle società contemporanee e le ripercussioni che questi avranno sul loro lavoro. Mentre la diversità rappresenta ormai la normalità nella vita scolastica quotidiana, la sua trattazione non è prevista nel curriculum di formazione dei docenti, che non si sentono perciò in grado di consigliare e aiutare gli studenti nelle loro future scelte formative.

Il progetto, che si è concluso con una conferenza internazionale a Francoforte, ha evidenziato anche la necessità di rivalutare e incrementare il lavoro sociale nelle scuole: figure professionali diverse sono indispensabili, così come è indispensabile  aprire le porte ad un dialogo franco e trasparente sull'educazione, in particolare con studenti e genitori. Come intervenire? Un buon punto di partenza sembrerebbe essere quello di ridurre i livelli e i momenti di selezione educativa e di fornire un supporto più concentrato sul singolo, per accrescere le opportunità educative di tutti gli studenti. Secondo gli esperti, senza adeguati luoghi di coordinamento, qualsiasi riforma verticistica rischia di fallire, ma al tempo stesso qualsiasi intervento dal basso, seppur partecipato, rischia di essere altrettanto inefficace. In ogni caso, la flessibilizzazione dell'accesso e del sostegno alle scelte individuali, insieme ad una politica di investimenti adeguati, sono le precondizioni necessarie per garantire il successo e l'inclusività degli organismi formativi europei.

Per quanto riguarda il sistema educativo italiano, sono stati riscontrati degli aspetti specifici: la famiglia assume il ruolo più importante, ed è spaventata dalla crisi economica e dalle molte e parziali riforme della scuola. Le istituzioni educative funzionano in modo molto variabile: a fronte di sperimentazioni all'avanguardia, resistono pratiche quotidiane poco efficaci e desuete. In generale a livello nazionale gli standard garantiti sono poco elevati (per esempio, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi, in Italia sono pressoché assenti nell’organico scolastico figure professionali quali psicologi, infermieri, educatori, animatori, orientatori, pedagogisti) e l'autonomia scolastica e il decentramento non sono sufficienti a compensare le carenze locali a fronte di risorse e competenze inadeguate alle problematiche da affrontare. Nonostante ciò, le scuole italiane sono fra le più attive sul territorio, portando avanti attività nei quartieri e in orario extrascolastico.