Logo d'ateneo Unibo Magazine

Il meglio del Premio Scenario ai Laboratori delle Arti

Tre serate per presentare i migliori spettacoli dell’ultima edizione del concorso per giovani artisti: "W (prova di resistenza)" di Beatrice Baruffini, Ummonte di Elisa Porciatti e "Mio figlio era come un padre per me" di Diego e Marta Dalla Via
Foto Mercoledì 5, giovedì 6 e venerdì 7 marzo alle 21, l’Auditorium dei Laboratori delle Arti ospiterà tre rappresentazioni teatrali, tutte ad ingresso gratuito: "W (prova di resistenza)", "Ummonte", "Mio figlio era come un padre per me". Gli spettacoli vanno a comporre la primo parte del progetto "Interscenario 4. Le generazioni del nuovo", promosso da La Soffitta insieme alla Compagnia del Teatro dell’Argine e a Teatri di Vita. In scena andranno gli spettavoli vincitori e quelli che hanno ricevuto una segnalazione o una menzione speciale all’ultima edizione del Premio Scenario.

Si comincia quindi mercoledì 5 con lo spettacolo di Beatrice Baruffini "W (prova di resistenza)", segnalazione speciale del Premio Scenario 2013. "Con vena poetica e semplicità – si legge nelle motivazioni - Beatrice Baruffini rievoca la "prova di resistenza" degli abitanti dei quartieri popolari di Parma che nel 1922 resistono all’aggressione dei fascisti, capitanati da Italo Balbo".

La seconda serata, giovedì 6, vedrà invece la rappresentazione di Elisa Porciatti "Ummonte", menzione speciale Premio Scenario 2013. "Tra ironia e commozione – scrive la giuria - Elisa Porciatti ripensa con originalità il teatro di narrazione, per cercare, nell’apparente semplicità delle forme, una coralità di personaggi, raccontati con astrazione e musicalità".

A concludere le tre giornate sarà, venerdì 7, lo spettacolo "Mio figlio era come un padre per me", di e con Diego e Marta Dalla Via. Lo spettacolo è risultato vincitore del Premio Scenario 2013, con queste motivazioni: "Con uso intelligente dell’italiano regionale i due attori riescono a dar profondità e leggerezza a una vicenda estrema, ma allo stesso tempo esemplare, in cui il senso di colpa tra le generazioni pare innescare un processo autodistruttivo che lascia poche vie di fuga".