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I nostri motori di ricerca: intervista con Nicola Tondi

5 PER MILLE UNIBO / Audiodescrizione: una particolare tecnica di traduzione che anziché accadere tra le lingue avviene tra i sensi. Ce ne parla Nicola Tondi, dottorando Unibo in Traduzione, Interpretazione e Interculturalità

videoDi cosa ti occupi?
Mi occupo di Audiodescrizione, una particolare tecnica di traduzione che anziché accadere tra le lingue avviene tra i sensi: attraverso la parola si cerca di rendere accessibili le immagini a tutte quelle persone non in grado di percepire stimoli visivi, cercando di sopperire attraverso il senso dell’udito ai deficit legati al senso della vista.

Quando hai deciso di fare ricerca?
Ho deciso di fare ricerca dopo aver frequentato il Master in Screen Translation organizzato dal Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì. Mi ero iscritto al Master con l’aspirazione di diventare traduttore di videogiochi, ma dopo aver conosciuto l’audiodescrizione e le sue molteplici applicazioni pratiche ne sono rimasto affascinato.

Cosa ti appassiona di quello che studi?
Sono molti gli aspetti affascinanti del progetto che sto sviluppando. Da un lato lavorando nello specifico sull’audiodescrizione cinematografica questo mi permette di coltivare un’altra mia passione: quella per i film, dall’altro l’aspetto umano e sociale della mia ricerca mi ha permesso di conoscere un mondo che fino a qualche anno fa conoscevo solo attraverso gli stereotipi tipicamente riferiti alle persone non vedenti e ipovedenti. Quello che sto compiendo è un percorso di accrescimento intellettuale e umano al tempo stesso, aspetti questi che spero di riuscire a trasmettere attraverso il mio lavoro.

Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Penso che nonostante viviamo in una moderna società democratica la strada per le pari opportunità, l’uguaglianza e i pari diritti è ancora lunga e piena di ostacoli. Esistono convenzioni, leggi e articoli della Costituzione a garanzia dei diritti di ognuno di noi, che purtroppo in alcuni casi non sono fatti rispettare o sono deliberatamente ignorati, soprattutto per quanto riguarda le persone con disabilità.

E quando ti svegli al mattino?
Penso che un mondo diverso sia possibile, che è davvero possibile incidere positivamente sulla quotidianità e sulla qualità della vita delle persone attraverso la ricerca. Ma che per farlo c’è bisogno di risorse e della collaborazione di tutti gli attori sociali: dalle istituzioni pubbliche, dalle università, dai centri di ricerca, dai finanziatori fino alle persone che beneficeranno dei risultati della ricerca e al resto della società in generale.

Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Probabilmente un’applicazione medica in grado di restituire la vista a coloro che purtroppo ne sono privi.

Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Ho imparato che dalla teoria alla pratica il passo poi non è così lungo, io ho cominciato audiodescrivendo uno spettacolo teatrale quattro anni fa e da allora teoria e pratica sono sempre andate a braccetto. Nella Provincia di Forlì-Cesena infatti da quattro anni grazie alla collaborazione instaurata tra il Dipartimento, le istituzioni culturali e l’amministrazione è stato possibile dare avvio ad un progetto che ha permesso di audiodescrivere oltre trenta spettacoli e portare nei teatri del territorio circa quattrocento spettatori non vedenti, ipovedenti e non udenti. Inoltre un progetto di ricerca in molti casi può portare a riconoscimenti e risultati molto diversi da pubblicazioni su libri o riviste, ma che sono altrettanto importanti come nel caso dei sorrisi soddisfatti e delle parole di incoraggiamento delle molte persone conosciute nel corso di questi splendidi anni trascorsi a fare ricerca e audiodescrizioni.

Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Vorrei ricordare che l’ottenimento dei pari diritti e la garanzia di pari opportunità di accesso alle informazioni e alla cultura sono aspetti imprescindibili all’interno di una società democratica. Attraverso azioni grandi e piccole, grazie alla collaborazione e al coinvolgimento di tutte le parti sociali è possibile incidere positivamente sulla qualità della vita di quelle persone che magari a causa dell’età o in seguito ad un incidente hanno dovuto adattarsi ad una nuova condizione percettiva. Il lavoro da svolgere in questa direzione è ancora molto e le opportunità e le possibilità ancora da esplorare e mettere in pratica sono molteplici.