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I nostri motori di ricerca: intervista con Michele Furci

5 PER MILLE UNIBO / Controllo e pianificazione del moto di robot autonomi terrestri e volanti, ovvero droni. E' il campo di ricerca di Michele Furci, 26 anni, dottorando in Automatica e Ricerca operativa


Controllo e pianificazione del moto di robot autonomi terrestri e volanti, ovvero droni.

Racconta la tua giornata tipo da ricercatore.
Fortunatamente, abitando vicino al laboratorio, riesco quasi ogni giorno a raggiungere il mio posto di lavoro in bicicletta in quindici minuti. Appena arrivo in laboratorio, dopo aver salutato gli altri ragazzi, accendo il computer per leggere e rispondere alle mail. Successivamente tutta la giornata lavorativa (dalle 10 alle 19 circa, ma molto flessibile) si divide in: lavoro all'attività teorica di ricerca (carta e penna), programmazione e simulazioni al computer, prove di volo nella sala di volo, ricevimento e aiuto dei numerosi studenti/tesisti/tirocinanti. Per schiarire un po' le idee, poi, occasionalmente si parla con gli altri ricercatori del più e del meno, delle loro ricerche ma anche della vita privata, e si scherza un po'. All'una circa si cerca di mangiare tutti assieme in pausa pranzo per una mezz'oretta, con numerosi ricercatori e professori anche stranieri, parlando, spesso in inglese, anche qua sia di lavoro che di altro. A fine lavoro (di solito verso le 19, ma capita anche di lavorare fino alle 3 di notte o di sabato e domenica), torno a casa sempre in bicicletta a riposare il cervello.

Quando hai deciso di fare ricerca?
In prossimità della mia laurea, valutando le opzioni lavorative che avevo, ho deciso che la ricerca era quella che mi rispecchiava di più, sia per la flessibilità che offre, sia per il contributo che un ricercatore può offrire con la sua ricerca.

Cosa ti appassiona di quello che studi?
Mi appassionano sia gli argomenti di ricerca in se, molto attuali, sia il fatto che il lavoro è molto vario. Di giorno in giorno infatti cambiano gli argomenti e i lavori necessari, così non ci si annoia. Inoltre, se un giorno non mi va di fare ricerca teorica mi dedico di più al laboratorio e viceversa.

Descrivi in due frasi la tua ricerca.
Sviluppo e progettazione di una piattaforma robotica eterogenea, cioè con robot terresti e aerei, per il soccorso in ambienti ostili. Questa piattaforma collaborerà in modo autonomo con i soccorritori in situazioni di emergenza in ambienti come quello alpino, per esempio per trovare dispersi in montagna e persone sepolte da valanghe.

E in cinque parole?
Robot autonomi per soccorso alpino.

Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Batterie più efficienti che permettano voli più lunghi ai droni.

Cosa ti piace di più del fare ricerca?
Il vedere le proprie ricerche funzionanti, utilizzate e seguite da altri ricercatori in tutto il mondo.

Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Tra la teoria e il far funzionare, c'è di mezzo il mare.

Perché la ricerca è importante?
Perché la ricerca è la naturale evoluzione dell'uomo. Fin dal'antichità le società umane sono progredite grazie a conoscenza e sviluppo di tecnologie e fin dall'antichità l'uomo cerca risposte. Limitare la ricerca e le risorse ad essa collegate è come voler tornare preistorici.

Sei un ricercatore “da adottare”. Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
I fondi per la ricerca sono necessari all'Italia se non vogliamo rimanere indietro rispetto al resto del mondo. La ricerca permette di creare nuove tecnologie che significano nuove opportunità per aziende e posti di lavoro. Se si vuole puntare al futuro, bisogna puntare sulla ricerca.