Ciao Arianna, di cosa ti occupi?
Cooperazione internazionale e inclusione scolastica. In questi ultimi anni in particolare del diritto all’educazione per tutti nelle scuole primarie dello stato di El Salvador, in Centro America.
Quando hai deciso di fare ricerca?
È un desiderio che ho coltivato da quando mi sono laureata ma che ho iniziato a realizzare a partire dal mio impegno in progetti di cooperazione internazionale in campo educativo.
Cosa ti appassiona di quello che studi?
La possibilità di contribuire a migliorare le condizioni di apprendimento di giovani e bambini in diversi contesti sociali attraverso la costruzione e scoperta di nuovi saperi
Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Di poter essere all’altezza dei compiti di ricerca che mi impegnano attualmente anche nella prospettiva di poterli proseguire nel mio futuro professionale.
E quando ti svegli al mattino?
Penso a come organizzare al meglio la mia giornata cercando di conciliare in maniera efficiente i miei impegni di studio con quelli di mamma.
Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Ci potrà essere un’evoluzione importante quando, in maniera effettiva, il paradigma educativo inclusivo verrà riconosciuto nell’ambito della ricerca e delle politiche educative locali e globali come imprescindibile volano di miglioramento della qualità dell’educazione per tutti.
Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Sviluppare uno sguardo complesso e critico su ciò che studio e sulla realtà che mi circonda e prendere atto della necessità di ricercare avviando collaborazioni interdisciplinari.
Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Vorrei dire di considerare il 5 per mille per i ricercatori dell’Università di Bologna non come una donazione bensì come un prestito che verrà restituito attraverso il progresso culturale del nostro Paese, quindi un futuro migliore per tutti.