Autore: A cura di Guido Biasco, Giuliana Gemelli, Anna Laura Trombetti
Editore: Bononia University Press
Prezzo: 30 euro
Nei tempi antichi, fino all’avvento del paradigma scientifico che ha posto al centro della professione medico-clinica la specializzazione e la strumentazione tecnicoscientifica, mettendo in disparte la persona e concentrando l’attenzione sul paziente, il morir bene, cioè la cura di chi sta lasciando la vita, era considerato una vera e propria arte.
Oggi lo scenario appare profondamente cambiato: da un lato, l’Occidente sembra aver perso parole, simboli e sentimenti condivisi per affrontare la morte; dall’altro la società multiculturale costringe a confrontarsi con riti e idee sulla morte e il morire che ci sono per lo più ignoti.
Questo mutato contesto pone alcuni interrogativi fondamentali: cosa vuol dire oggi, buona morte? Come accompagnare chi si avvicina alla fine della vita in un’epoca segnata dalla fine della negazione e dalla privatizzazione della morte stessa? In che modo rispondere alle crescenti richieste di poter morire in modo dignitoso e sereno da persone provenienti da culture esterne a quella occidentale? E, infine, quali nuovi problemi e compiti si prospettano per le istituzioni sanitarie?
Con queste domande si confronta il volume curato da Guido Biasco, Giuliana Gemelli e Anna Laura Trombetti, che prende avvio da una lunga collaborazione tra storici, antropologi, ricercatori clinici, medici e personale sanitario degli hospice in varie parti del mondo.
Gli interventi contenuti nel libro sviluppano anche un approccio problematico estremamente delicato e assolutamente rilevante: quello del prendersi cura dei bambini, degli adolescenti e dei giovani adulti affetti da patologie gravissime e del modo di accoglierli nella dimensione, al tempo stesso drammatica e dolcissima, del fine vita.