Professore lei si occupa di broncopneumapatia cronica ostruttiva, malattia che, secondo molti, è destinata a diventare la terza più frequente causa di morte nel mondo occidentale. In cosa consiste la metodica non invasiva per trattare la malattia, frutto della vostra ricerca?
ll problema della malattia è la sua riacutizzazione, ovvero la progressiva diminuzione della funzionalità polmonare dovuta a episodi di insufficienza respiratoria acuta. La ritenzione di anidride carbonica si ritrova frequentemente ed è segno di un grave peggioramento. Sino ad oggi i trattamenti erano solo due: uno invasivo, ovvero intubare i pazienti, l'altro non invasivo, ovvero l'eliminazione dell'anidride carbonica o CO2 con maschera e respiratore. Una metodica, quest'ultima, che ha il vantaggio di creare meno effetti collaterali e di essere meglio tollerata, ma che purtroppo funziona solo in circa il 60-70% dei pazienti. Di qui la ricerca (e la scoperta) di una terza via: la dialisi polmonare. Un catetere nella vena pesca il sangue, lo porta a un filtro e lo restituisce depurato dall'anidride carbonica. Una rimozione extracorporea della CO2, detta DeCap, in grado di ridurre il ricorso alla intubazione riducendo allo stesso tempo la mortalità di questi pazienti.
Quanto è importante la relazione fra medico e paziente? Come influisce nella cura l'attenzione e l'ascolto delle sue necessità?
Una buona relazione fra medico e paziente, basata sulla empatia, è alla base del rapporto di fiducia che si dovrebbe instaurare quando un essere umano affida la sua vita a qualcun altro. Non è un caso che alla luce dell'ultimo gravissimo incidente aereo, molti giornalisti abbiano paragonato la nostra professione a quella del pilota d'aereo. Il cittadino medio è decisamente più informato sui problemi di salute rispetto a qualche anno fa, tuttavia le notizie spesso non filtrate dei media, generano speranze ed illusioni, specie quando si parla di supporto con una "macchina". Ecco, un bravo medico deve innanzi tutto saper ascoltare, da un lato per percepire le paure e le ansie del paziente e dall'altro per comprendere quali siano le sue aspettative alla luce di quanto dicevo sopra. Come dico spesso ai miei studenti non è un caso che siamo dotati di una sola bocca e di due orecchie.
Quali sono i vantaggi nel lavorare in un Policlinico Universitario? Che rapporto si crea e quale valore ha la presenza di dottorandi in reparto?
Lavorare in un grande Policlinico ti permette di vivere in stretto contatto con professionisti di molte specialità diverse e quindi di prendersi carico del paziente "in toto" e non limitarsi quindi alla cura e agli aspetti della singola malattia. Può sembrare retorico, ma il vero valore aggiunto è quello di confrontarsi ogni giorni con i giovani. Il loro entusiasmo, fantasia, freschezza mentale mi aiutano innanzi tutto a guardare sempre avanti e a vedere le cose anche con i loro occhi e le loro menti. La loro energia positiva, mi illude a volte di tornare giovane come loro. Vorrei fare un appello a tutti i miei colleghi: non "spegnamoli", perché questo significa innanzitutto "spegnere" noi stessi.
Perché fa ricerca? Qual è il ruolo della ricerca nella società di oggi?
La ricerca è la parte artistica della mia personalità, che probabilmente non sono riuscito a fare emergere in altro modo. Sono infatti un pessimo disegnatore e suonatore di strumenti! Qualche tempo fa un politico disse in senso dispregiativo "con la cultura non si mangia" ed io aggiungo che - ahimé - anche di ricerca non si vive. L'Italia però senza Leonardo da Vinci, Raffaello, Puccini, Leopardi non sarebbe il paese più bello del mondo. La produzione scientifica della ricerca Italiana è, nonostante i noti problemi, ancora tra le migliori al mondo ed il suo impatto nel campo dei meccanismi fisiopatologici e sulle terapie delle malattie è preminente a livello internazionale. Non lasciamo che i nostri giovani ricercatori si scoraggino e si fermino perché come dice Nick Cave "il gioco non è mai vinto se si rimane fermi nello stesso posto per troppo tempo".
Come possono i cittadini contribuire alla ricerca secondo lei?
Donando, donando, donando. In una società dove ogni raccolta di fondi viene guardata con sospetto - "Ma poi dove finiscono i nostri soldi?" - le spese per la ricerca universitaria sono invece facilmente tracciabili e rintracciabili.