Una missione umanitaria per recupero e l'identificazione delle centinaia di salme dei cittadini stranieri vittime del naufragio avvenuto nel Mediterraneo il 18 aprile 2015, anche attraverso l’analisi del DNA. È il progetto nato grazie a un protocollo d'intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, a cui partecipa la Medicina legale sostenuta dall’Università di Bologna.
La missione sarà presentata a Rimini nel corso della tre giorni "Il DNA: la prova regina. Qualità nell’analisi forense", XXVI Convegno dei Genetisti Forensi Italiani, in programma per mercoledì 8, giovedì 9 e venerdì 10 giugno tra il Campus di Rimini dell'Alma Mater e l'Hotel Savoia.
Un'occasione che vedrà anche la presentazione delle linee guida per l'applicazione della prova del DNA, nate dal confronto tra Università, Società scientifiche, RIS e Polizia Scientifica, mentre a brevissimo entrerà in attività anche in Italia la Banca dati del DNA a fini criminali: potente mezzo per la lotta e la prevenzione del crimine, specie se seriale come la violenza sessuale, le rapine e i furti.
E si parlerà inoltre di errore giudiziario, perché il DNA può dimostrare anche l’innocenza di persone ingiustamente condannate tanto che il “Progetto Innocente” di derivazione statunitense è stato esportato in giro per il mondo ed è approdato recentemente in Italia.