Senza la ricerca? UniboMagazine intervista Tommaso Fiorini
Dottorando in Meccanica e Scienze Avanzate dell’Ingegneria al Dipartimento di Ingegneria Industriale, lavora nel laboratorio CICLoPE delle Ex Gallerie Caproni dell’Università di Bologna occupandosi dello studio sperimentale dei flussi turbolenti
Ciao Tommaso, di cosa ti occupi?
Sono un Dottorando in Meccanica e Scienze Avanzate dell’Ingegneria presso il dipartimento di Ingegneria Industriale, lavoro presso il laboratorio CICLoPE dell’Università di Bologna e mi occupo dello studio sperimentale di flussi turbolenti. La struttura in cui lavoro è una galleria del vento unica al mondo in cui posso analizzare quello che accade ad il flusso d’aria che scorre su una parete. Riproduciamo in maniera controllata un fenomeno del tutto analogo quello che succede sull’ala di un aereo, sulla superficie di una macchina o anche in flussi metereologici, quindi il campo di applicazione è vastissimo. Data la loro complessità la conoscenza che abbiamo dei flussi turbolenti è ancora incompleta ed empirica, e questo rende poco precisi ed affidabili i modelli che vengono utilizzati per la loro predizione.
Quando hai deciso di fare ricerca?
Durante il mio percorso di studi, ma in particolare durante la tesi magistrale che ho svolto in fluidodinamica. Mi sono appassionato alla materia ed al progetto del laboratorio CICLoPE, e mi sono reso conto che per me sarebbe stata una opportunità unica poter lavorare all’interno di questo ambiente.
Cosa ti appassiona di quello che studi?
Mi affascina la complessità del fenomeno, così comune in tantissime applicazioni ma ancora sfuggente alla nostra comprensione. Al tempo stesso si tratta di un lavoro stimolante e sempre diverso; il lavoro in galleria del vento mi mette di fronte a problematiche sempre nuove che richiedono flessibilità nella loro soluzione.
Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
In genere tiro le somme della mia giornata di ricerca, cosa è andato bene e cosa no, e dedico qualche momento per pensare alle persone che mi sono vicine nella mia vita.
E quando ti svegli al mattino?
Che devo andare a letto prima, ed in seconda battuta inizio a percorrere mentalmente il programma di lavoro che mi sono fissato per la giornata.
Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Trovare una “chiave di lettura” per quello che succede ad un flusso d’aria vicino ad una parete, o identificare i fenomeni più importanti nella dinamica dei vortici che lo caratterizzano, potrà portare a sviluppare modelli più precisi per descriverlo. Questo modelli vengono largamente utilizzati in industria per progettare aerei, macchine, turbine e per fornire previsioni meteorologiche.
Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Pazienza. Tenacia. Flessibilità. Che non esiste un problema che non si possa risolvere o aggirare, e che l’impegno paga.
Come sarebbe il mondo senza ricerca?
Credo irriconoscibile. Una grandissima quantità di oggetti, strumenti e servizi che usiamo tutti i giorni e che diamo per scontati è scaturita da una innovazione spinta dalla ricerca scientifica.
Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Fare ricerca è un modo per investire nel futuro, un investimento a lungo termine che porta grandi benefici, anche se ai non addetti ai lavori spesso può sembrare difficile da vedere perché viene dato per assodato, ma così non è. E’ la ricerca scientifica che spinge il progresso in una infinità di campi, passo dopo passo, e lo fa con fondi sempre più scarsi. E i frutti di questo lavoro li tocchiamo con mano ogni giorno, nel progresso tecnologico e nel maggiore livello di benessere di cui godiamo rispetto alle generazioni precedenti. Con un piccolo contributo si può fare veramente tanto.