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Home Innovazione e ricerca La lebbra è più antica di quanto pensavamo, e potrebbe essere nata in Europa

La lebbra è più antica di quanto pensavamo, e potrebbe essere nata in Europa

Lo suggerisce un nuovo studio, il più ampio mai condotto sul genoma antico dei batteri che causano la malattia


(Foto: Johannes Krause)

Nel Medioevo la lebbra era già presente in Europa con un’ampia varietà di ceppi del tutto simili a quelli conosciuti oggi
. Lo rivela un nuovo studio internazionale, il più ampio mai condotto sul genoma antico dei batteri che causano la malattia. Un risultato che suggerisce per la lebbra un’origine europea e non indiana o africana come pensato finora. E che ne retrodata la comparsa ad alcune migliaia di anni fa.

Da poco pubblicata su PLOS Pathogens, la ricerca è stata realizzata da un ampio gruppo di scienziati afferenti a diverse istituzioni europee, tra cui l’Università di Bologna con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali.

LA MALATTIA PIÙ ANTICA
La lebbra, conosciuta anche come morbo di Hansen, è una delle malattie più antiche note nella storia umana. È stata endemica in Europa fino XVI secolo e continua ad essere diffusa ancora oggi in molte parti del mondo, con più di 200.000 nuovi contagi ogni anno. Colpisce la pelle e i nervi periferici e se non viene trattata può rivelarsi molto pericolosa e causare disabilità permanenti.

Alla base della malattia c’è il Mycobacterium leprae, un batterio che oggi esiste in diversi ceppi. Di questi, però, ne erano stati finora riconosciuti solo due nel contesto dell’Europa medievale: un dato che faceva pensare ad una progressiva evoluzione della malattia nel corso degli ultimi secoli. Il nuovo studio sconfessa questa ipotesi.

(Foto: Dorthe Dangvard Pedersen)

SCHELETRI RIVELATORI
Analizzando circa novanta scheletri umani risalenti ad un periodo compreso tra il IV e il XIV secolo e provenienti da diversi paesi europei, i ricercatori sono riusciti a sequenziare dieci nuovi genomi batterici medievali: una varietà di ceppi di Mycobacterium leprae che corrisponde a quasi tutti quelli attualmente conosciuti, oggi diffusi in Asia, in America Latina e nel continente africano. A certificare l'ampia diffusione della malattia in tutta l’Europa medievale, lo studio ha rilevato inoltre la presenza di genomi batterici diversi anche in scheletri provenienti dallo stesso contesto cimiteriale.

“Il nostro studio ha messo in evidenza una grande variabilità nei ceppi di Mycobacterium leprae, fino ad oggi sconosciuta nell’Europa medievale”, spiega Maria Giovanna Belcastro, docente dell’Università di Bologna che ha partecipato alla ricerca. “Una scoperta che porta a rivedere ciò pensavamo di sapere sull’origine e la diffusione della malattia. Questi nuovi dati, infatti, suggeriscono che già nell’antichità la lebbra doveva essere diffusa in tutta l’Asia e in Europa e che potrebbe aver avuto origine nell’Eurasia occidentale”.

SCOIATTOLI "UNTORI"
Dal lavoro di analisi sugli scheletri è stato anche possibile identificare il più antico genoma di Mycobacterium leprae finora sequenziato: risale al V secolo ed è stato rinvenuto grazie all'analisi di uno dei più antichi casi noti di lebbra nel Regno Unito.

Studiando questo caso particolare, i ricercatori hanno inoltre notato un importante dettaglio: il ceppo individuato è lo stesso che colpisce ancora oggi gli scoiattoli rossi. Un'osservazione che supporta l'ipotesi secondo cui il commercio di questi animali e delle loro pellicce sia stato, nel Medioevo, un fattore di diffusione della lebbra in Europa.

(Foto: Dorthe Dangvard Pedersen)

LA RICERCA CONTINUA
Grazie all’elevato numero di genomi antichi che sono emersi dalle analisi, i ricercatori sono stati arrivati ad ipotizzare un’età molto maggiore per il Mycobacterium leprae rispetto a quanto ritenuto finora, retrodatandone la comparsa ad alcune migliaia di anni fa.

Ma il lavoro di studio non si ferma qui. I ricercatori hanno infatti intenzione di continuare sulla stessa strada, individuando ed analizzando casi di lebbra ancora più antichi. “Raccogliere casi diversi di genomi antichi ci permetterà di mettere a punto stime più accurate sulle diverse tipologie e la diffusione geografica dei ceppi della malattia”, dice ancora la professoressa Belcastro. “La lebbra oggi è scomparsa dal continente europeo, ma è stata a lungo una malattia endemica. Capire in che modo abbia potuto radicarsi e diffondersi può aiutarci a identificare i meccanismi che le permettono ancora oggi di contagiare centinaia di migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo”.

I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
La ricerca è stata condotta da un ampio gruppo di scienziati provenienti da diverse istituzioni e università di Germania, Svizzera, Italia, Danimarca, Francia, Ungheria, Regno Unito e Repubblica Ceca. Per l’Italia ha partecipato l’Università di Bologna con la professoressa Maria Giovanna Belcastro del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. I risultati dello studio sono stati pubblicati su PLOS Pathogens con il titolo “Ancient genomes reveal a high diversity of Mycobacterium leprae in medieval Europe”.