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Home Incontri e iniziative A Pupi Avati il Premio Le Goff, nel giorno del suo ottantesimo compleanno

A Pupi Avati il Premio Le Goff, nel giorno del suo ottantesimo compleanno

Assegnato per la prima volta a un regista, nell’ambito della Festa internazionale della Storia, il riconoscimento intitolato al medievista francese valorizza l’operato di grandi personaggi nella diffusione della storia

Si è svolto sabato 3 novembre, nella Sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio, a Bologna, l’evento per l’assegnazione del premio Le Goff al regista Pupi Avati. Consegnato dal Rettore Francesco Ubertini, nell’ambito della Festa internazionale della Storia, il premio mira a valorizzare l’opera di chi ha saputo valorizzare la correttezza ed efficacia nella diffusione e nella didattica della storia.

E proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno, Pupi Avati ha ricevuto il prestigioso riconoscimento che, prima di lui, è stato assegnato a storici come Franco Cardini, Alessandro Barbero e a divulgatori come Alberto Angela e Giovanni Minoli.

“Sono particolarmente felice di partecipare a questa nuova edizione del Festival della Storia, nato all’interno dell’Ateneo per opera di studiosi coordinati al prof. Rolando Dondarini – ha detto il Rettore Francesco Ubertini - e di poter offrire, oggi, il premio a Pupi Avati per varie ragioni: innanzitutto perché oggi è il suo compleanno e poi perché l’opera di Avati mi sembra essere profondamente connessa alla vita di questa città, non solo per questioni di ambientazione. Sono infatti convinto che Avati abbia colto con molto acume alcuni degli aspetti della cultura bolognese e emiliana, aspetti che hanno a che fare con turbamenti esistenziali corretti spesso dall’ironia, con la presenza del dolore ma anche la capacità di resistenza e di sopportazione. Avati ha saputo scavare nella profondità dell’uomo e anche nelle caratteristiche della città e dell’Appennino, visti nella loro dimensione di mondi minori dove spesso è passata la Grande Storia. Se si fa storia attraverso le immagini, attraverso le parole e i gesti allora è pienamente giustificato considerare l’opera di Avati come un contributo importante alla storia di questi luoghi”.


La Bologna di Avati – continua il Rettore - mostra pienamente l’aspetto di accoglienza e di umanità che tutti amiamo, in particolare tutti coloro che –come me- vi sono venuti da studenti e hanno deciso di non lasciarla più. Questa è la città in cui l’Università ha sempre avuto un ruolo specifico nell’attrarre, nell’educare e nel mantenere vivi i rapporti anche al di là del periodo di studi. Qui, in questo luogo, ci sono ancora le testimonianze di un folto pubblico di studenti di alcuni secoli fa che hanno voluto lasciare un segno del loro passaggio”.