Trasformare l'Europa in un modello a livello globale per la creazione di un'economia capace di sostituire i combustibili fossili dannosi per il clima con materie prime biologiche, processi biogenici e nuovi prodotti sostenibili, creando così almeno un milione di posti di lavoro green in tutta la UE entro il 2030. È con questa visione che sei università europee leader nel campo della bioeconomia hanno lanciato ieri a Bruxelles la European Bioeconomy University. I membri fondatori sono: AgroParisTech (Francia), Università di Bologna (Italia), University of Eastern Finland (Finlandia), Hohenheim University (Germania), University of Natural Resources and Life Sciences Vienna (Austria) e Wageningen University and Research Center (Paesi Bassi).
La nascita ufficiale della European Bioeconomy University è arrivata con la firma di un memorandum d'intesa nel quale le università del consorzio si impegnano per promuovere la trasformazione dell'economia e della società in Europa.
Invece di utilizzare risorse fossili, la bioeconomia si basa su risorse biologiche che derivano da piante, animali e microrganismi, compresi rifiuti e materiali di scarto. Si tratta di un campo con un enorme potenziale: nel suo piano d'azione per l'economia circolare, l'Unione Europea ha predetto che la bioeconomia "guiderà il rinnovo delle nostre industrie, la modernizzazione dei nostri sistemi di produzione primaria, la protezione dell'ambiente e migliorerà la biodiversità". Secondo il piano d'azione messo a punto dalla UE, per avere successo la bioeconomia europea deve avere al centro la sostenibilità e la circolarità.
Con questo orizzonte ben in vista, i sei atenei della European Bioeconomy University sono pronti a cooperare per dar vita ad azioni di ricerca di alto impatto interdisciplinare e transnazionale. Insieme, i partner mirano a formare le migliori menti per creare una nuova generazione di esperti europei e favorire il trasferimento delle conoscenze dalla ricerca alle imprese e alla società.
“Per evitare di alterare ulteriormente il clima e fermare lo sfruttamento senza controllo delle risorse del pianeta, le materie prime a base di fossili dovranno essere sostituite da quelle biologiche e biodegradabili”, hanno annunciato i leader delle sei università partner nella loro dichiarazione di intenti a Bruxelles. “Il nostro ruolo di leadership nel campo della conoscenza a livello globale è la principale risorsa che abbiamo a disposizione per rispondere alle aspettative e alle legittime rivendicazioni delle generazioni future”.
In tutta Europa, 18 milioni di persone stanno già lavorando in settori che possono essere classificati come parte della bioeconomia. Entro il 2030, potrebbero nascere più di 1 milione di nuovi lavori green.
La bioeconomia offre anche importanti opportunità per le regioni più deboli. Comprende infatti un campo di azione che si estende dai terreni agricoli e la produzione di cibo fino alle foreste e agli ecosistemi marini, dai rifiuti biodegradabili fino ai prodotti innovativi, offrendo nuovi modelli di business sia per le aree urbane che per quelle rurali.
Obiettivo della European Bioeconomy University è quindi anche quello di contribuire alla rivitalizzazione e alla stabilizzazione dei paesaggi rurali, costieri e marginali, nonché delle aree industriali dismesse, ripristinando le risorse naturali e generando nuove opportunità di reddito. Offrirà alle diverse regioni europee un gran numero di opportunità grazie alla creazione di iniziative competitive da cui potranno nascere nuovi posti di lavoro, rafforzando così la coesione sociale dell'Unione europea.
“La bioeconomia – dichiarano i leader dei sei atenei della European Bioeconomy University – è un perfetto esempio di come una maggiore cooperazione tra settori diversi possa collegare strategie di crescita, impegno politico e iniziative comuni a livello regionale, nazionale ed europeo. Queste azioni stimoleranno l'integrazione europea e rafforzeranno il ruolo dell'Europa come modello da seguire a livello globale”.