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Disabilità e quarantena: ecco le soluzioni nate dall'hackathon Unibo

Con cinque giorni di tempo, quattro squadre di studenti hanno ideato tre proposte per aiutare le famiglie dei ragazzi con disabilità intellettiva, tra gestione dei rapporti interpersonali, l'autonomia lavorativa e l'autonomia abitativa

Un'applicazione che offre supporto creando un ponte con studenti di psicologia e di scienze dell’educazione. Una piattaforma creativa che guida i ragazzi alla realizzazione di lavori artistici e di design grafico. Un contenitore di sfide quotidiane che permettono di svolgere attività pedagogiche da casa. Sono le soluzioni nate dall'hackathon #SocialMakersforCovid19, il percorso di progettazione promosso dall’Università di Bologna, in collaborazione con l'associazione Genitori Ragazzi Down di Bologna, per individuare possibili soluzioni di supporto ai ragazzi con disabilità intellettiva lieve e alle loro famiglie nella gestione della loro quotidianità, ai tempi del coronavirus.

In cinque giorni di tempo, quattro squadre di studenti si sono confrontati su tre ambiti: la gestione dei rapporti interpersonali, l'autonomia lavorativa e l'autonomia abitativa. "Lo scopo dell'iniziativa è stato duplice", dice la professoressa Rosa Grimaldi, delegata all'imprenditorialità dell'Università di Bologna. "Da un lato, offrire un'occasione per stimolare la creatività e favorire proposte innovative da parte dei nostri studenti; dall’altro, testimoniare come la creatività possa essere messa al servizio della collettività, offrendo aiuto a persone con disabilità - specialmente quelle più giovani - per tentare di superare i limiti che ostacolano la loro espressione nella quotidianità e, più in generale, per facilitarli nella costruzione dei loro personali progetti di vita".

Le squadre di studenti hanno lavorato accompagnate da mentors e seguendo la metodologia “Learning by Helping”. In questo modo, si sono prima concentrati su come creare nuove idee e selezionare quelle migliori, e in seguito si sono dedicati a sviluppare i progetti da proporre. "Quando ci si trova di fronte ad una sfida, ad un problema che esige una soluzione innovativa, con l’esercizio del pensiero divergente ci si può muovere in più direzioni e si possono identificare così molte potenziali soluzioni", spiegano Tomy Megna e Fernando Sola, fondatori della metodologia Learning by Helping. "Adottare un approccio che valorizza il pensiero divergente corrisponde quindi alla possibilità di generare idee nuove, indipendenti, originali e a volte per nulla scontate. In altre parole vi è un legame sottile che unisce il pensiero divergente alla creatività e, di conseguenza, alla innovazione".

Una commissione - composta dai professori Eliana Tossani, Rabih Chattat, Valeria Friso, Roberto Dainese, Michele Zannoni, Flaviano Celaschi, Maurizio Sobrero, Paola Bonifacci, Matteo Vignoli - ha poi valutato le tre migliori soluzioni tra quelle ideate dagli studenti.

La prima si chiama RE-DIRECTION ed è una piattaforma pensata per offrire a distanza supporto comunicativo e di apprendimento alle persone con disabilità intellettiva. Lo strumento permette di creare un ponte tra i ragazzi e studenti di psicologia e scienze dell’educazione in grado di fornire loro sostegno.


C'è poi CODESIGN19, una piattaforma creativa e inclusiva, dove educatori e designer possono seguire gruppi di ragazzi con disabilità nella creazione di lavori artistici e di design grafico. Oltre al supporto educativo, la soluzione offre anche la possibilità di sostenere l'associazione Genitori Ragazzi Down di Bologna, grazie al ricavato dalla possibile vendita degli oggetti artistici prodotti.

Infine, 40CHALLENGE è una piattaforma di gamification che offre sfide quotidiane, spiegate attraverso video tutorial creati da professionisti specializzati. Lo strumento offre così ai ragazzi la possibilità di svolgere attività pedagogiche da casa. Le soluzioni presenti nella piattaforma saranno implementate e perfezionate con l’aiuto di AlmaLabor, affinché possano poi essere messe a disposizione dell'intera collettività.