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Un docente Unibo al Quirinale per “I Giorni della Ricerca”

Professore al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Matteo Calvaresi sarà tra i protagonisti dell’iniziativa che raccoglie i più autorevoli rappresentanti del mondo della ricerca oncologica in Italia. Il suo gruppo di ricerca ha avviato quest’anno il progetto NanoPhage, finanziato da Fondazione AIRC


Matteo Calvaresi, professore al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna, è stato tra i protagonisti della cerimonia di apertura dei “Giorni della Ricerca”, che si è svolta oggi al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’iniziativa ha raccolto i più autorevoli rappresentanti del mondo della ricerca oncologica in Italia.

“Sono rimasto sorpreso dell’invito ed ovviamente davvero onorato", afferma il professor Calvaresi. "Si tratta di un riconoscimento non solo personale, ma a tutto il lavoro che il mio team del NanoBio Interface Lab ha fatto in questi anni per la messa a punto di terapie innovative per il cancro attraverso l’uso delle nanotecnologie”.

Il gruppo di ricerca del professor Calvaresi ha ricevuto quest’anno un finanziamento da parte di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro per avviare un nuovo progetto, chiamato NanoPhage. “Il progetto si basa sulla combinazione di due idee altamente innovative”, spiega Calvaresi. “L’uso di un virus, innocuo per l’uomo, riprogettato per riconoscere selettivamente le cellule tumorali e l’impiego di luce o di ultrasuoni per uccidere le cellule tumorali, attraverso la mediazione di nanoparticelle”.

NanoPhage punta a ingegnerizzare i fagi, cioè virus che infettano i batteri, per colpire selettivamente specifici bersagli molecolari (EGFR o HER2) che sono caratteristici di numerosi tumori. I fagi, che sono innocui per le cellule sane e sono presenti naturalmente all’interno del nostro organismo, sono utilizzati come veicoli per trasportare sulla superficie delle cellule tumorali centinaia di nanoparticelle che possono essere attivate dall'esterno con l’esposizione alla luce visibile (terapia fotodinamica) o agli ultrasuoni (terapia sonodinamica).

Una volta attivate con la stimolazione fotodinamica o sonodinamica, queste nanoparticelle sono in grado di trasformare l’ossigeno normalmente presente nel nostro organismo in un agente chimico altamente reattivo, capace di uccidere le cellule tumorali. Oppure, l'attivazione delle nanoparticelle può essere effettuata con luce infrarossa (terapia fototermica): in questo modo si genera localmente calore, anch’esso letale per le cellule tumorali. Stress ossidativo e calore possono infatti uccidere di per sé le cellule tumorali o generare una risposta del sistema immunitario, in modo tale che quest’ultimo riconosca le cellule cancerose come “nemiche” e le elimini anche in sedi metastatiche.

La specificità dei virus nel riconoscere le cellule tumorali e la possibilità di controllare con esattezza l’area di attivazione della terapia con luce o ultrasuoni possono ridurre drasticamente gli effetti collaterali delle terapie anticancro sui tessuti sani. “Oggi più che mai sappiamo che i virus e le loro specificità possono essere pericolosi avversari per l’uomo, ma è importante tenere in conto che in alcuni casi possono rivelarsi preziosi alleati nella lotta contro le malattie, compreso il cancro”, dice ancora Calvaresi.

Nato al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna, il progetto NanoPhage si avvale anche della collaborazione del professor Alberto Danielli del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie e della dottoressa Eleonora Turrini del Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita.