I satelliti in orbita intorno alla Terra come sentinelle spaziali per il controllo della biodiversità. In un articolo pubblicato su Nature Ecology & Evolution, un gruppo internazionale di studiosi ha analizzato e definito quali sono le principali informazioni sulla situazione ambientale del pianeta che i sensori satellitari possono rilevare in modo accurato e affidabile.
Dalle conseguenze degli incendi e delle alluvioni, alla misura delle aree coperte dalla vegetazione o dai ghiacci, fino al calcolo delle quantità di biomassa e delle radiazioni solari assorbite dalla fotosintesi, i satelliti sono in grado di elaborare una grande quantità di dati che, intrecciati con l’attività di controllo sul campo, possono rivelarsi fondamentali per monitorare i cambiamenti della biodiversità.
“Fino a pochi anni fa gli strumenti montati sui satelliti avevano risoluzioni troppo basse per riuscire a monitorare i cambiamenti dei livelli di biodiversità da centinaia di chilometri di distanza”, spiega Duccio Rocchini, professore ordinario al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Oggi però la situazione è cambiata: in questo studio abbiamo identificato quasi 120 marcatori rilevabili attraverso sensori satellitari che offrono informazioni fondamentali per il controllo delle condizioni ambientali del nostro pianeta”.
La diminuzione dei livelli di biodiversità è una delle conseguenze più drammatiche e preoccupanti del cambiamento climatico provocato dall’uomo. Sono sempre più numerose le specie vegetali e animali che scompaiono o rischiano di scomparire a causa dei rapidi mutamenti del clima, impoverendo gli ecosistemi e minacciando il loro equilibrio. Un monitoraggio attento e quanto più accurato possibile di queste trasformazioni è quindi più che mai necessario, anche per studiare possibili contromisure efficaci.
Molte delle tecnologie satellitari attuali e di quelle in fase di sviluppo possono rivelarsi strumenti ideali per questo compito. Le informazioni raccolte dallo spazio possono infatti essere molto utili per integrare i dati raccolti nel corso delle osservazioni dirette, realizzate sul campo. Per riuscire a mettere a punto un vero e proprio sistema di monitoraggio globale della biodiversità è necessario però che le osservazioni satellitari e quelle sul campo siano coordinate tra loro in modo efficiente ed accurato rispetto alle misure da effettuare e alla tipologia di dati da raccogliere.
Mentre sono sempre di più i satelliti che le agenzie spaziali di tutto il mondo lanciano in orbita, diventa sempre più importante definire in che modo queste tecnologie possono essere adattate e utilizzate anche per il controllo della biodiversità. Per questo, oltre alla necessità di diffondere in modo libero e accessibile i dati raccolti, è fondamentale anche conoscere da vicino sia quali sono le necessità dal punto di vista dello studio dell’ambiente, sia quali sono le potenzialità e i limiti delle tecnologie satellitari.
“Gli effetti sull’ambiente delle inondazioni inattese e degli incendi sono le informazioni emerse ai primi posti nella nostra indagine in termini di importanza, accessibilità e accuratezza: in questo senso, è interessante notare che si tratta di fenomeni legati agli effetti del cambiamento climatico”, dice in conclusione Rocchini. “Per altri dati importanti, come quelli sull’altezza della vegetazione e sul riconoscimento delle diverse specie vegetali, serviranno invece nuovi investimenti per migliorare la sensibilità dei sensori satellitari, e anche il rapido sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale e di deep learning potrà rivelarsi di grande aiuto”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution con il titolo “Priority list of biodiversity metrics to observe from space”. Per l’Università di Bologna ha partecipato Duccio Rocchini, professore ordinario al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali.