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A Ravenna, un nuovo monitoraggio per proteggere l’area di Santa Croce dal cambiamento climatico

L'iniziativa è promossa dal CIRI Edilizia e Costruzioni dell'Università di Bologna nell'ambito del progetto europeo SHELTER: permetterà di definire strategie di gestione integrata, che potranno poi essere replicate anche in altri siti di interesse culturale colpiti da problemi simili


Una strategia per il monitoraggio dell’area archeologica di Santa Croce a Ravenna che permetta di identificare e valutare le criticità legate al cambiamento climatico e all'azione dell'uomo e definire così nuove strategie di gestione integrata. A realizzarla è stato il CIRI Edilizia e Costruzioni dell'Università di Bologna nell'ambito del progetto europeo SHELTER.

Finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020 e coordinato dalla Fundacion Tecnalia Research & Innovation (Spagna), SHELTER - Sustainable Historic Environments holistic reconstruction through Technological Enhancement and community-based Resilience ha l'obiettivo di aumentare la resilienza del patrimonio culturale e di ridurne la vulnerabilità rispetto ai rischi naturali ed antropici.

Il CIRI Edilizia e Costruzioni dell'Alma Mater partecipa sia come partner tecnico-scientifico che come coordinatore di uno dei cinque laboratori per lo sviluppo delle attività su scala locale: il Ravenna Open Lab, gestito in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

Gli effetti del cambiamento climatico stanno generando un numero crescente di rischi per la gestione e la conservazione del patrimonio culturale e artistico. Per questo, il progetto SHELTER sta sviluppando un nuovo modello operativo che coinvolga diversi attori a diverse scale per promuovere la pianificazione integrata e la gestione adattiva del patrimonio attraverso la messa a sistema delle informazioni e la condivisione delle conoscenze. Tutte le attività del progetto sono quindi condotte in collaborazione con cinque Open Lab - tre a livello urbano (Ravenna, Italia; Seferihizar, Turchia; Dordrecht, Paesi Bassi) e due transfrontalieri (Parco Naturale di Baixa Limia-Serra Do Xurés, Spagna e Portogallo; Bacino del fiume Sava nei Balcani) - che rappresentano alcune delle principali sfide climatiche e ambientali in Europa, coinvolgendo sia il patrimonio culturale che quello naturale.

Il primo passo per arrivare a questo obiettivo è la comprensione degli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici e dei rischi naturali ed antropici sui siti e gli edifici storici. Una sfida che richiede di collegare concetti comunemente usati nella gestione del rischio per fronteggiare eventi catastrofici e per l'adattamento ai cambiamenti climatici con le tecniche di gestione del patrimonio culturale.

A due anni dall’avvio del progetto, il gruppo di ricerca interdisciplinare del CIRI Edilizia e Costruzioni dell'Alma Mater ha così messo a punto una strategia di monitoraggio multi-strumentale pensata per l’area di Santa Croce, a Ravenna, dove sorge la storica chiesa fatta edificare all'inizio del V secolo dall'imperatrice Galla Placidia. I dati raccolti dal monitoraggio verranno poi correlati con quelli già disponibili a livello regionale e comunale in modo da identificare e valutare le criticità specifiche dell'area archeologica alla luce dei numerosi rischi (tra cui subsidenza, allagamento e instabilità strutturale dovuta ad azioni sismiche) e definire così strategie di gestione integrata, che potranno poi essere replicate anche in altri siti di interesse culturale colpiti da problemi simili.