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Recupero sostenibile delle Materie Prime Critiche, con il progetto INCO-Piles

L’iniziativa internazionale, coordinata dall’Università di Bologna, si è concentrata sui residui del processamento della bauxite per arrivare al recupero dello scandio, elemento raro utilizzato all’interno di leghe in alluminio ad alta resistenza


Partire dai residui del processamento della bauxite, per recuperare lo scandio, elemento raro e materia prima critica utilizzato all’interno di leghe in alluminio ad alta resistenza, particolarmente richieste ad esempio dai settori automobilistico e aerospaziale.

È uno dei principali risultati di INCO-Piles, progetto europeo coordinato dall’Università di Bologna e finanziato da EIT Raw Materials, il consorzio dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia che si occupa di materie prime. Il progetto si è concentrato sul recupero sostenibile delle Materie Prime Critiche (Critical Raw Materials, CRM) a partire da residui minerari.

“Le Materie Prime Critiche comprendono tutti quegli elementi che rivestono un'importanza economica decisiva, ma il cui approvvigionamento dipende fortemente da paesi extra-europei e di conseguenza problemi di approvvigionamento, legati alle condizioni di stabilità politica ed economica e al livello della concentrazione di produzione nei paesi esportatori, potrebbero severamente danneggiare la capacità industriale europea", spiega Francesco Tinti, professore al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell'Università di Bologna. "Tra le trenta Materie Prime Critiche si trovano le Terre Rare, come lo scandio, e altri materiali e metalli fondamentali per le transizioni energetica e digitale, oltre che elementi ampiamente impiegati quali il magnesio, la barite, il fosforo e il titanio".

Il progetto si è da poco chiuso, dopo due anni di attività, presentando i principali risultati, legati in particolare al recupero dei residui del processamento della bauxite: un caso di studio portato avanti a partire dal sito dell’azienda Mytilineos in Grecia.

È stata per prima cosa realizzata una campagna di campionamento dei residui a partire da analisi mineralogiche effettuate dall’azienda all’uscita del processamento, considerando la provenienza dei residui e mediante il supporto di immagini satellitari.

I campioni prelevati sono stati quindi trattati e analizzati da tre laboratori europei, con tecniche specifiche che hanno permesso di rilevare sia gli elementi principali sia quelli in traccia. Sulla base dei risultati di queste analisi è stato quindi possibile ricostruire la concentrazione degli elementi di interesse all’interno dei residui.

Infine, sono state valutate le potenzialità di mercato degli elementi recuperabili, oltre che la fattibilità tecnico-economica di processi di recupero e trattamento, con un’analisi degli impatti ambientali e sociali. Tra le varie potenzialità emerse, il progetto si concentrato in particolare sul possibile recupero dello scandio, per il quale è già stato realizzato un prototipo di riprocessamento.

Il progetto ha ora lanciato un questionario sulla “Social License to Operate”, volto a sensibilizzare la cittadinanza sul tema del recupero delle Materie Prime Critiche dai residui minerari.

Coordinato dall'Università di Bologna e finanziato da EIT Raw Materials, il progetto INCO-Piles ha coinvolto un consorzio internazionale composto da: Università di Bordeaux (Francia), Università della Lorena (Francia), Università tecnica di Delft (Paesi Bassi), Università Tecnica Nazionale di Atene (Grecia), ENEA (Italia), BRGM (Francia), Mytilineos (Grecia), Orano (Francia).