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Diversi sottotipi di Lipoproteina (a) possono avere impatti diversi sul rischio di malattie cardiovascolari

Nella giornata mondiale della consapevolezza sulla Lipoproteina (a) come fattore di rischio cardiovascolare, un gruppo di ricerca dell'Università di Bologna e dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola presenta un nuovo studio sulla capacità predittiva di rischio rispetto all’invecchiamento vascolare


Un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell'Università di Bologna e dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola ha realizzato uno studio - pubblicato sulla rivista Biomedicines - per capire quali caratteristiche della Lipoproteina (a) si associano in modo più marcato all'invecchiamento vascolare, condizione predittrice delle malattie cardiovascolari, rilevando come a diversi sottotipi di Lipoproteina (a) possono corrispondere diversi livelli di rischio.

Proprio oggi, promossa dalla Family Heart Foundation, si "celebra" in tutto il mondo la giornata mondiale della consapevolezza sulla Lipoproteina (a) come fattore di rischio cardiovascolare: la Lipoproteina (a) è una macromolecola responsabile del trasporto del colesterolo nel sangue. È noto che suoi alti livelli nel sangue siano un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari, e valori elevati sono molto frequenti: interessano circa un soggetto adulto su cinque. Non tutti i soggetti che presentano valori elevati di Lipoproteina (a) sembrano però avere gli stessi livelli di rischio.

“Sappiamo che i livelli di Lipoproteina (a) sono predittori indipendenti di mortalità legata a malattie cardiovascolari a lungo termine”, spiega Arrigo Cicero, professore presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. “L’obiettivo del nostro studio era allora capire se le concentrazioni nel siero di Lipoproteina (a) possano essere predittrici anche dell’invecchiamento vascolare, che a sua volta è un predittore indipendente dell’insorgere di malattie cardiovascolari”.

In particolare, gli studiosi hanno analizzato la correlazione fra la dimensione dell'apolipoproteina (a) - il principale componente della Lipoproteina (a) - con un marcatore non invasivo dell’invecchiamento vascolare: la velocità dell'onda di polso carotideo-femorale. Partendo dalla coorte storica del Brisighella Heart Study, coordinato da Claudio Borghi - professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Università di Bologna e coautore dello studio - il gruppo di ricerca ha quindi individuato e analizzato le caratteristiche di due sottogruppi: 511 soggetti con apolipoproteina (a) di dimensioni più piccole e 467 soggetti con apolipoproteina (a) di dimensioni più grandi.

“I risultati della nostra analisi mostrano che le concentrazioni nel siero di Lipoproteina (a) sono in grado di predirre in maniera significativa l’invecchiamento vascolare solo negli individui con apolipoproteina (a) di dimensioni più grandi, mentre questa caratteristica predittiva non è presente negli individui con apolipoproteina (a) di dimensioni più piccole e nella popolazione generale”, spiega ancora Cicero. “Si tratta di un risultato che potrà rivelarsi particolarmente importante in un prossimo futuro, quando saranno disponibili farmaci finalmente in grado di ridurre questo ulteriore fattore di rischio cardiovascolare”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Biomedicines con il titolo “Lipoprotein(a) Serum Levels Predict Pulse Wave Velocity in Subjects in Primary Prevention for Cardiovascular Disease with Large Apo(a) Isoforms: Data from the Brisighella Heart Study”.

Per l'Università di Bologna e l'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola hanno partecipato Arrigo Cicero, Federica Fogacci, Elisabetta Rizzoli, Sergio D’Addato e Claudio Borghi, insieme a Fulvio Ventura dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola, oltre a tutto lo staff del Brisighella Heart Study, e Giuseppe Derosa e Angela D’Angelo dell’Università di Pavia.