Si è da poco conclusa la settima campagna di scavo dell’Alma Mater nel Parco Archeologico e Paesaggistico “Valle dei templi” di Agrigento. Grazie ad una Convenzione firmata dal Direttore Roberto Sciarratta, il prof. Giuseppe Lepore, docente di Archeologia greca e romana del Dipartimento di Beni Culturali del Campus di Ravenna, sta infatti conducendo dal 2016, insieme alle archeologhe del Parco Maria Concetta Parello, Valentina Caminneci e Maria Serena Rizzo, un progetto di ricerca sul terzo isolato del principale quartiere abitativo dell’antica colonia greca il cosiddetto “Quartiere ellenistico-romano”.
Dopo alcune indagini che si sono concentrate sullo studio della documentazione di archivio, il rilievo delle strutture e la geofisica per individuare ulteriori strutture sepolte, lo scavo archeologico vero e proprio si è concentrato su un’abitazione particolarmente estesa, chiamata Casa III M.
Gli studi hanno così potuto confermare la cronologia dell’impianto della grande casa a pastàs alla fine del III - inizi del II sec. a.C., con un sistema coerente di pavimenti in calcarenite pesta e almeno due sistemi pittorici alle pareti (un sistema definito “a zone” e un “Primo Stile”). Gli scavi hanno inoltre avvalorato l’ipotesi che la struttura abbia avuto una seconda grande fase in età pienamente romana agli inizi I sec. a.C., con un cambiamento di proprietà e una risistemazione degli arredi pavimentali (in cocciopesto e mosaico) e delle pitture parietali (sistemi di “Secondo Stile”). A questa fase sono attribuibili il recupero di un intero pavimento in mosaico policromo con meandro prospettico e emblema centrale a cubi in prospettiva; e almeno due bolli su tegola recuperati all’interno del crollo, attualmente in fase di lettura, che potrebbero confermare l’origine campano-laziale del nuovo proprietario.
I rilievi in profondità all’interno della pastàs hanno poi messo in luce le fasi più antiche dell’abitazione: sono state individuate stratigraficamente almeno due fasi di età arcaica (molto ravvicinate: per ora inquadrabili nella prima metà e alla metà del VI sec. a.C.) e una di età classica.
Infine un sondaggio nei pressi della porta d’ingresso alla casa (rinvenuta tamponata già in antico) ha messo in luce un’eschara (una sorta di altare a terra) realizzata su un primo strato di crollo: il dato, unitamente ad altri indizi raccolti durante le campagne precedenti, sembrerebbe confermare l’ipotesi di un abbandono improvviso della casa alla fine del II - inizi del III sec. d.C., forse collegabile ad un esproprio del lotto abitativo oppure direttamente ad una sorta di “damnatio memoriae” dell’ultimo proprietario.
Durante lo scavo, infine, il docente ha potuto svolgere alcune lezioni di “didattica innovativa”: il Corso di Archeologia e storia dell’arte greca, infatti, è iniziato con una serie di lezioni condotte direttamente sui principali monumenti greci del Parco di Agrigento.