Quanto e come hanno influito le diverse fonti di informazione nell’orientare l’atteggiamento e le scelte degli italiani rispetto alla campagna di vaccinazione contro il COVID-19? È il tema analizzato in uno studio a firma di Barbara Saracino, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, con Massimiano Bucchi e Eliana Fattorini dell’Università di Trento, pubblicato sull’International Journal of Public Health.
Gli studiosi hanno esaminato ed elaborato i dati di tre rilevazioni dell’Osservatorio Scienza, Tecnologia e Società realizzate in Italia a ottobre 2020 e a gennaio e maggio 2021. Un’indagine da cui è emerso che un ruolo particolarmente rilevante è da attribuire alla voce e alla visibilità degli esperti del mondo scientifico, mentre i social media sono stati meno influenti di quanto si potrebbe pensare.
“I risultati del nostro studio mostrano che durante la pandemia gli scienziati sono stati percepiti dagli italiani come gli attori più affidabili”, spiega Barbara Saracino. “La fiducia negli esperti e il loro ruolo nel contesto dell'informazione hanno giocato un ruolo cruciale nell'orientare le scelte rispetto al tema dei vaccini”.
Dall’analisi emerge infatti che gli italiani hanno mantenuto un’elevata fiducia nella scienza. Nella rilevazione più recente, a maggio del 2021, gli scienziati erano indicati come figure affidabili dal 90% degli intervistati, insieme ai medici e al personale sanitario (88%) e alle autorità sanitarie nazionali (74%). Meno positivo è però il giudizio sulle performance comunicative di questi esperti sui media, ritenuta “confusa” dal 63% del campione.
"Più l'azione di comunicazione degli esperti è percepita come chiara e utile, maggiore è la propensione ad atteggiamenti positivi nei confronti della vaccinazione anti COVID, e viceversa più la comunicazione è percepita come confusa e contraddittoria, maggiori sono le incertezze e le esitazioni", dice ancora Saracino. "Nell'ultima rilevazione analizzata, gli italiani che considerano poco chiara la comunicazione degli esperti hanno il 72% di probabilità in meno di essere vaccinati".
Più in generale, lo studio ha mostrato che la tipologia di fonti di informazione utilizzate dagli italiani ha un’influenza sulla loro propensione alla vaccinazione contro il coronavirus. Chi fa affidamento ad esempio su informazioni trasmesse da familiari o amici ha l'83% di probabilità in meno di essere vaccinato rispetto a chi si informa principalmente attraverso canali televisivi, sui quotidiani o sui siti web istituzionali.
Infine, i dati raccolti hanno permesso di valutare anche il ruolo dei social media e in particolare dei contenuti di disinformazione che possono diffondersi su questi canali, mostrando che questa fonte di informazione ha giocato un ruolo minoritario nella dieta mediatica degli italiani. In tutte e tre le rilevazioni, infatti, solo il 4% del campione ha indicato i social media e i forum online come fonti di informazione affidabili.
"Questi risultati ci dicono che gli italiani non sono vittime passive dell'infodemia, ma al contrario tendono a fare affidamento sulle informazioni istituzionali, e per questo è fondamentale che le autorità politiche e le strutture sanitarie attivino strategie efficaci di comunicazione della scienza", dice in conclusione Barbara Saracino. "Fino ad oggi, in molti casi, l'attività di comunicazione di scienziati ed esperti è nata in modo spontaneo e su base volontaria: servono invece investimenti specifici in questo campo da parte delle istituzioni, in modo da preparare piani e strategie efficaci per il futuro".
Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Public Health con il titolo “Public Perception of COVID-19 Vaccination in Italy: The Role of Trust and Experts’ Communication”. Gli autori sono Barbara Sarracino del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, con Massimiano Bucchi e Eliana Fattorini del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.