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La più grande onda d'urto cosmica visibile dalla Terra

Grazie al radiotelescopio MeerKAT, è stato possibile realizzare lo studio più dettagliato di onde d'urto cosmiche prodotte durante la collisione di due enormi ammassi di galassie più di un miliardo di anni fa


Uno zoom sulla più grande delle due onde d'urto, dove è evidente la complessa struttura filamentosa. La maggior parte delle galassie visibili non fanno parte dell'ammasso, essendo sullo sfondo o di fronte ad esso. Viene mostrata anche la dimensione della Via Lattea come se fosse alla stessa distanza dell'onda d'urto (Immagine:  Francesco de Gasperin/SARAO)

 

Un gruppo internazionale di astronomi ha “fotografato” la più estesa onda d'urto cosmica visibile dalla Terra, ampia diversi milioni di anni luce. Nello specifico, queste gigantesche onde d'urto sono molto più grandi di una galassia come la nostra Via Lattea, e si formano in seguito allo scontro tra ammassi di galassie, gli eventi più energetici dopo il Big Bang.

Le osservazioni sono state realizzate con le antenne del radiotelescopio MeerKAT, situato in Sudafrica e gestito dal South African Radio Astronomy Observatory (SARAO). Si tratta dello studio più dettagliato di onde d'urto cosmiche prodotte durante la collisione di due enormi ammassi di galassie più di un miliardo di anni fa. I risultati verranno pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics: lo studio è stato guidato da un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e ha coinvolto anche un ricercatore dell'Università di Bologna.

Il nostro Universo è popolato da galassie che non sono distribuite uniformemente, ma concentrate in vaste strutture che spesso contengono migliaia di galassie: gli ammassi di galassie. A volte, due ammassi di galassie iniziano ad attrarsi a vicenda a causa della forza gravitazionale e questo porta a un'inevitabile e drammatica collisione. Le collisioni di ammassi di galassie sono gli eventi più potenti che si verificano nel nostro Universo dalla sua formazione. Avvenuto lo scontro, gli astronomi possono assistere alla propagazione di una coppia di gigantesche onde d'urto (dette anche shock wave) attraverso l'ammasso appena formato. Lo scontro che ha innescato l’onda d’urto osservata dal team ha prodotto l'ammasso di galassie denominato Abell 3667.

Il massiccio ammasso di galassie Abell 3667. In bianco viene mostrata la distribuzione del gas che permea lo spazio all'interno delle galassie. Le strutture rosse tracciano le due grandi onde d'urto che si sono generate durante la formazione dell'ammasso (Immagine:  Francesco de Gasperin/SARAO)


"Queste strutture sono piene di sorprese e molto più complesse di quanto si pensasse inizialmente", spiega Francesco de Gasperin, primo autore dell’articolo e ricercatore dell’INAF di Bologna e dell’Università di Amburgo. "Le onde d'urto agiscono come giganteschi acceleratori di particelle che spingono gli elettroni a velocità prossime a quella della luce. Quando questi elettroni veloci attraversano un campo magnetico, emettono le onde radio che vediamo. Un intricato schema di filamenti luminosi traccia la posizione di gigantesche linee di campo magnetico e delle regioni in cui gli elettroni sono accelerati".

Le onde d'urto descritte nell’articolo si stanno ancora propagando attraverso l'ammasso di galassie appena formato ad una velocità molto elevata, circa 1500 chilometri al secondo: per capire meglio, il fronte dell’onda d'urto attraverserebbe la Terra nel tempo necessario per leggere questa frase! La dimensione dell'onda d'urto principale è impressionante: copre l'intera larghezza dell'ammasso di galassie per una dimensione totale di 6,5 milioni di anni luce. Per fare un confronto, la Via Lattea è più di 60 volte più piccola di questa onda d'urto.

Le antenne del radiotelescopio MeerKAT (precursore del progetto SKA, che sarà il più grande radiotelescopio mai realizzato) sono situate nell’emisfero Sud della Terra, il posto giusto per osservare questa specifica ed unica onda d'urto. MeerKAT utilizza tecniche avanzate di interferometria radio: più telescopi che lavorano in modo coordinato per ottenere un livello di dettaglio superiore e osservare oggetti più lontani con una elevata precisione. I dati raccolti da MeerKAT raggiungono un supercomputer (chiamato correlatore) che può processare fino a 275 Gb al secondo di dati e che simula un telescopio virtuale grande tanto quanto l’area in cui i telescopi sono installati. Nel caso del radiotelescopio sudafricano, un cerchio di 8 chilometri di diametro.