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Le ondate di calore fanno aumentare il sostegno ai partiti verdi in Europa

Un nuovo studio mostra per la prima volta la connessione tra estremi climatici a livello locale e comportamenti elettorali, in particolare nelle regioni con un clima temperato e fresco e con condizioni socioeconomiche migliori


Un gruppo di ricerca internazionale ha mostrato per la prima volta che c’è un effetto causale significativo, in Europa, tra estremi climatici a livello locale – in particolare ondate di calore e periodi di siccità – e il sostegno dei cittadini ai partiti verdi.

Pubblicato su Nature Climate Change, lo studio ha utilizzato i dati raccolti dall’Eurobarometro in 42 serie di indagini realizzate in 34 paesi tra il 2002 e il 2019, insieme ai dati sui risultati delle elezioni europee in 28 paesi tra il 1994 e il 2019. Attraverso metodi innovativi di analisi, questi risultati sono stati poi combinati con i dati climatologici rilevati nelle diverse regioni europee.

Gli ultimi anni sono stati i più caldi mai registrati in Europa, e l'estate del 2021 ha visto non solo raddoppiare il numero di incendi rispetto alla media annuale degli ultimi 10 anni, ma anche una serie di devastanti inondazioni. A partire da questi elementi, i ricercatori hanno mostrato come l’esperienza diretta di eventi climatici estremi porta i cittadini europei a rafforzare le loro preoccupazioni sul tema ambientale e come queste si traducono in un effettivo sostegno politico nella lotta ai cambiamenti climatici sotto forma di voto per i partiti verdi.

Questa relazione, che sembra apparentemente intuitiva, è però molto più sfumata del previsto: la tipologia di eventi climatici estremi, le condizioni climatiche di base a livello locale e la situazione economica sono tutti elementi che entrano nel quadro, influenzando il fenomeno.

Anche se i climatologi riconoscono sia le anomalie positive di temperatura che quelle negative come segni di un clima che cambia, solo le anomalie positive – come le ondate di calore e i periodi di siccità – hanno un’influenza sul livello di preoccupazione dei cittadini e di conseguenza le loro scelte di voto. Lo stesso effetto non si registra infatti nel caso di anomalie negative di temperatura, come ondate di freddo e i lunghi periodi di pioggia.

Oltre a questo, la ricerca ha evidenziato che l'effetto degli estremi climatici sulle preoccupazioni per il clima e sul voto ai partiti verdi è più forte nelle regioni con un clima temperato e fresco, rispetto alle regioni dell’area mediterranea con un clima caldo e arido, per le quali non si osservano effetti significativi.

Infine, ma non da ultimo, c'è la variabile delle condizioni economiche. Gli effetti registrati sul comportamento dei cittadini sono infatti risultati inferiori nelle regioni con condizioni economiche complessivamente peggiori, mentre sono particolarmente pronunciati nei centri urbani, dove le condizioni economiche sono relativamente migliori.

“Nelle regioni in cui la popolazione è in media più giovane e con livelli di istruzione più elevati, è maggiore la tendenza a rispondere in modo significativo agli estremi climatici modificando il livello di preoccupazione per l’ambiente e di conseguenza le scelte elettorali”, spiega Raya Muttarak, professoressa al Dipartimento di Scienze Statistiche "Paolo Fortunati" dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio.

Secondo gli studiosi, i risultati ottenuti possono offrire importanti indicazioni su come promuovere ed attuare a livello europeo politiche di lotta al cambiamento climatico e di mitigazione dei suoi effetti, in linea con gli Accordi di Parigi e il Green Deal Europeo. Tra queste, ad esempio, c’è l’importanza di comunicare in modo chiaro e accessibile le conseguenze per le popolazioni locali di un clima sempre più caldo, ma anche la necessità di collegare la crescita economica all’azione per il clima.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Climate Change con il titolo “Climate change experiences raise environmental concerns and promote green voting”. Gli autori sono Roman Hoffmann e Jonas Peisker dell’IIASA - International Institute for Applied Systems Analysis (Austria), Piero Stanig dell’Università Bocconi e Raya Muttarak dell’IIASA e dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze Statistiche "Paolo Fortunati").