Autore: A cura di: Francesco Mancinelli
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In Germania, mentre si consumava l’esperienza della Repubblica di Weimar (1919-1933), si avviò un vasto – quanto inconscio – progetto di catalogazione sociale, al fine di familiarizzare con i tipi umani nati al chiudersi del primo conflitto mondiale. Tra questi vi è quello della Neue Frau (Nuova Donna), una delle prime rappresentazioni della donna contemporanea nel mondo occidentale. Come per le altre tipologie sociali, la sua figura venne costruita a partire dagli stereotipi, diffusi dapprima dai media e dall’editoria, quindi dall’arte stessa.
Nel presente studio si indaga l’approccio a questa nuova immagine femminile con l’obiettivo di far emergere la diversa reazione che ebbero attori e attrici dell’arte dell’epoca nei suoi riguardi. Dall’analisi della rappresentazione delle diverse declinazioni della Neue Frau come la prostituta, la Garçonne e la donna omosessuale emerge con chiarezza una netta distinzione nella metodologia di pensiero di artisti e artiste che se ne occuparono: le artiste, infatti, sfruttarono a loro vantaggio il repertorio di stereotipi per restituire, in un sentimento profondamente femminista, tutta la portata rivoluzionaria e fattuale dell’immagine e della vita della donna tedesca degli anni Venti.
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