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Nuovi studi e nuovo allestimento per il Velo di Classe

Il Laboratorio di Microchimica e Microscopia per i Beni Culturali dell’Università ha collaborato allo studio del prezioso manufatto tessile altomedievale custodito al Museo Nazionale di Ravenna

Tre frammenti provenienti da un tessuto liturgico con ricami che raffigurano santi e vescovi veronesi. E' il famoso Velo di Classe, prezioso manufatto alto medievale, riutilizzato per decorare un paramento sacro e custodito per secoli dai monaci di Classe, giunto poi al Museo Nazionale di Ravenna, dove torna esposto grazie al nuovo allestimento.

 

Il precedente restauro, realizzato negli anni ’90 ha garantito un buono stato di conservazione generale; tuttavia la soluzione allestitiva precedente aveva prodotto un forte schiacciamento dei filati metallici del ricamo, con un appiattimento della lamina d’oro sulla quasi totalità della superficie. “Abbiamo deciso, appena le risorse economiche ce lo hanno consentito” afferma la direttrice Emanuela Fiori “di avviare un nuovo progetto conservativo ed espositivo. Il compito di verifica e riallestimento è stato affidato alle professioniste di R.T. Restauro Tessile, che hanno riproposto soluzioni tecnologiche di avanguardia,già sperimentate con successo per i tessuti provenienti dalla tomba di San Giuliano”.

 

“Nell’occasione” prosegue il dirigente Giorgio Cozzolino “si è deciso di eseguire approfondite indagini diagnostiche, per saperne di più sulla composizione di questo straordinario manufatto. Una domanda intrigante è senz’altro quella che riguarda i materiali che lo compongono”. Si sono impegnati a rispondere al quesito il laboratorio di Scienza e Tecnologia per i Beni Culturali “Cesare Gnudi” della Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna e il Laboratorio di Microchimica e Microscopia per i Beni Culturali dell’Università di Bologna, che da anni collaborano in ambito di ricerca sui Beni Culturali.

 

I materiali del Velo sono stati studiati dal punto di vista chimico utilizzando sofisticati strumenti analitici quali le tecniche di imaging iperspettrale e di microscopia infrarossa.


Il Laboratorio di Microchimica e Microscopia per i Beni Culturali dell’Università di Bologna, diretto dal Prof. Rocco Mazzeo, ha utilizzato una camera iperspettrale che, in maniera non invasiva, ha permesso di documentare l’omogeneità composizionale dei diversi coloranti utilizzati indirizzando al meglio la successiva fase di micro prelievo di campioni di tessuto colorato. Ciò ha consentito di caratterizzare, con l’uso di tecniche spettroscopiche avanzate, l’uso della cocciniglia come colorante rosso e della seta come filato. Inoltre, è stato anche possibile dare una risposta al buono stato di conservazione dei fili dorati che infatti sono risultati essere costituiti da foglie d’oro praticamente puro, privo di altri elementi chimici, quali il rame, che avrebbero avuto di certo un effetto negativo sul loro stato di conservazione. L’uso di oro puro ha inoltre donato alle aree dorate una particolare lucentezza che sottolinea ulteriormente la preziosità e l’unicità del manufatto.