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L'Università di Bologna al lavoro per rafforzare Horizon Europe

L'Alma Mater, insieme alla Guild of European Research-Intensive Universities, partecipa attivamente alla discussione lanciata dalla Commissione Europea per migliorare il funzionamento del programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe: il primo passo riguarda il tema delle cinque "Missions"


Quali saranno i prossimi passi di Horizon Europe? E come dovrà essere strutturato il prossimo programma quadro dell'Unione europea per la ricerca e l'innovazione? L’Università di Bologna partecipa attivamente alla discussione lanciata dalla Commissione Europea per raccogliere indicazioni sul futuro di queste iniziative strategiche. E lo fa insieme alla Guild of European Research-Intensive Universities, un network di 21 atenei europei – di cui l’Alma Mater è tra i fondatori – che lavora per promuovere la ricerca, creare innovazione a beneficio della società e arricchire il dibattito pubblico a livello europeo e nazionale.

Proprio per contribuire alla discussione lanciata dalla Commissione Europea, la Guild sta pubblicando una serie di documenti dedicati ad alcuni aspetti del funzionamento di Horizon Europe: il primo, uscito pochi giorni fa, riguarda il tema delle "Missions". L’obiettivo è rafforzare la partecipazione delle istituzioni e garantire quindi innovazioni rilevanti a livello scientifico, tecnologico, economico e sociale.

"Sia nello scorso programma quadro, Horizon 2020, che nei primi anni di attività di Horizon Europe, l'Università di Bologna ha ottenuto successi molto significativi, posizionandosi ai vertici nazionali per numero di progetti vinti e per finanziamenti raccolti: questa nostra profonda esperienza si unisce quindi alla forte volontà di migliorare il sistema della ricerca competitiva europea", dice Alberto Credi, Prorettore per la Ricerca dell'Università di Bologna. "Per questo stiamo partecipando attivamente, con i nostri esperti, a vari tavoli di lavoro con l'obiettivo di sottoporre all'attenzione della Commissione Europea alcuni suggerimenti per i prossimi anni di Horizon Europe: a partire dal tema delle Missioni".

Il Prorettore per la Ricerca dell'Università di Bologna, Alberto Credi


Una delle principali novità di Horizon Europe è stata infatti l'introduzione delle "Missions", cinque missioni di ricerca e innovazione pensate per concentrare l'efficacia dei finanziamenti europei su cinque grandi sfide del nostro tempo: la lotta contro i tumori, l'adattamento ai cambiamenti climatici, la salvaguardia degli oceani, lo sviluppo delle smart city, la cura del suolo.

I primi bandi lanciati su queste nuove Missioni hanno avuto però esiti poco incoraggianti, con un numero basso di progetti presentati. Risultati, questi, che hanno spinto la Guild, e l’Università di Bologna, a suggerire alla Commissione Europea alcune modifiche per riorientare il focus delle Missioni e garantire un maggiore interesse dei bandi che usciranno nei prossimi anni.


"Quella delle Missioni è una delle novità più rilevanti di Horizon Europe: l'obiettivo di concentrarsi sulle grandi sfide del futuro è certamente condiviso, ma nella pratica, nonostante vari progetti presentati dall’Ateneo abbiano già ottenuto contributi, ci sono diversi aspetti da migliorare", afferma Credi. "Tra le principali difficoltà che abbiamo rilevato ci sono la mancanza di opportunità per sviluppare attività di ricerca collaborativa e la complessità e rigidità dei requisiti richiesti. Inoltre la classificazione delle Missions come 'public policy programmes' ha sollevato interrogativi sul perché le Missioni siano finanziate nell'ambito di Horizon Europe, dato che l'attenzione non sembra essere unicamente sul finanziamento di attività di ricerca e innovazione".

I suggerimenti che arrivano per superare questi ostacoli sono diversi. A partire da Missioni che si focalizzano solo su attività di ricerca e innovazione, riservando i progetti legati ad attività di policy ad altre linee di finanziamento europee, ad esempio il Fondo europeo di sviluppo regionale. Altra indicazione è quella di identificare più chiaramente le università e gli istituti di ricerca tra i principali soggetti a cui sono destinate le Missioni, mostrando in che modo il loro contributo può essere determinante. Un maggiore focus su tematiche che prevedono bassi livelli di maturità tecnologica (TRL), incoraggiando quindi anche la ricerca di base, è un altro dei suggerimenti proposti. Insieme anche ad un approccio collaborativo dal basso nello sviluppo dei bandi, che garantisca maggiore flessibilità e permetta di sviluppare anche progetti di dimensioni minori.

"L'Università di Bologna, insieme alla Guild, è impegnata attivamente per contribuire a migliorare lo strumento delle Missioni di Horizon Europe, per garantire che raggiungano con successo i loro obiettivi, grazie a iniziative di ricerca e innovazione di alta qualità", conclude Credi. "Auspichiamo quindi un ampio confronto sulle esigenze specifiche delle università, che porti a rafforzare il loro ruolo rilevante nel campo della ricerca scientifica, anche di base: solo in questo modo si possono raggiungere i risultati concreti e ambiziosi che ci siamo prefissati".