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Un mini-laboratorio spaziale per studiare gli effetti delle radiazioni

Sarà ideato nell’ambito del progetto europeo ALCYONE: gli studiosi progetteranno un sistema analitico altamente versatile per realizzare – in piccoli satelliti e durante missioni robotiche o con equipaggio – esperimenti biologici su colture cellulari, procariotiche ed eucariotiche, esposte all'ambiente spaziale


Un mini-laboratorio che, grazie alla bioluminescenza, permetterà di studiare gli effetti delle radiazioni durante le missioni spaziali. È l’idea su cui si concentra ALCYONE, nuovo progetto di ricerca Horizon Europe a cui partecipa l’Università di Bologna. L’obiettivo è sviluppare una piattaforma di analisi per colture cellulari in grado di operare sia all’interno di piccoli satelliti (CubeSat) che in missioni spaziali robotiche e con equipaggio.

Il progetto nasce dalla necessità di trovare soluzioni al pericolo delle radiazioni nello spazio. A causa degli elevati livelli di radiazioni, le missioni spaziali a lungo termine possono infatti essere pericolose per gli astronauti. Un problema, questo, per il quale non sono ancora state trovate soluzioni efficaci, anche a causa delle difficoltà di condurre le ricerche necessarie in un ambiente simulato.

ALCYONE si propone di cambiare questa situazione ideando una nuova piattaforma analitica per realizzare esperimenti biologici su colture cellulari, procariotiche ed eucariotiche, esposte all'ambiente spaziale.

Gli studiosi progetteranno un lab-on-chip con sensori e attuatori a film sottile che utilizzerà la bioluminescenza per studiare gli effetti delle radiazioni. Sarà un sistema analitico altamente versatile, in grado non solo di operare nei CubeSat, ma anche di essere facilmente implementato in più ampie missioni di esplorazione spaziale.


Finanziato nell’ambito del programma Horizon Europe, ALCYONE è partito ufficialmente lo scorso 24 gennaio con un kick-off meeting che si è tenuto a Roma. Il progetto è coordinato dalla Sapienza Università di Roma e riunisce un team internazionale che coinvolge l'Università di Bologna, l'Università di Tor Vergata (Italia), l'Università di Twente (Paesi Bassi), il Karlsruhe Institute of Technology (Germania) e Kayser Italia s.r.l. (Italia).