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Trapiantato un cuore fermo da più di 20 minuti: è la prima volta al Sant’Orsola

È il primo caso in Emilia-Romagna di questo genere, e il settimo in Italia: si tratta di una procedura nuova, autorizzata da pochi mesi. L’utilizzo di un cuore prelevato da "donatore a cuore fermo" (DCD) apre nuove prospettive per i pazienti in attesa. Il Sant’Orsola si conferma primo centro nazionale per numero di trapianti di cuore: centrale il lavoro di squadra, che ha coinvolto l'IRCCS con l'Ausl Romagna, il Centro Riferimento Trapianti e il Centro Nazionale Trapianti


Anche un cuore che ha smesso di battere da venti minuti può salvare una vita. Lo rende possibile una procedura innovativa applicata dagli specialisti dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia dell'IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico di Sant'Orsola, diretta dal prof. Davide Pacini, assieme ai colleghi degli ospedali di Cesena e Ravenna.

L’intervento, cosiddetto trapianto da “donatore a cuore fermo”, è il primo in Emilia-Romagna di questo genere e il settimo in Italia. Al Sant’Orsola, solo da gennaio ad oggi, sono stati effettuati già 39 trapianti di cuore di cui 8 pediatrici: il Policlinico si conferma così primo centro nazionale per numero di trapianti per il terzo anno consecutivo. Un traguardo reso possibile grazie alla collaborazione di una rete di professionisti e eccellenze emiliano-romagnole, insieme al coordinamento e al supporto del Centro Nazionale Trapianti e Centro Riferimento Trapianti.

"L’Ateneo si congratula per questo importante risultato conseguito dall’equipe dei professionisti dell’Unità operativa a direzione universitaria di Cardiochirurgia del Policlinico di Bologna in collaborazione con i colleghi dell’AUSL della Romagna nelle sedi di Ravenna e Cesena", afferma Giovanni Molari, Rettore dell’Università di Bologna. "È anche la riprova della lungimiranza di una strategia che ha portato l’Università e queste due Aziende sanitarie, su cui insistono le attività assistenziali dei corsi di Medicina e chirurgia, a perfezionare un modello di programmazione congiunta in grado di potenziare le attività di ricerca. Presupposto necessario per realizzare interventi innovativi di questa complessità e di formazione che consentono di trasferire ad altri queste capacità".

In Italia è la prima volta che una simile procedura viene eseguita in una struttura che non è sede di Cardiochirurgia. Gli specialisti della Cardiochirurgia dell’IRCCS, infatti, si sono recati all’ospedale di Santa Maria delle Croci a Ravenna e hanno prelevato il cuore con il supporto dell’ECMO Team di Cesena applicando una tecnica che consente di salvaguardare le funzionalità degli organi e facilitare la ripresa del cuore. Il trapianto dell’organo è stato poi effettuato presso l’IRCCS a Bologna.

Mettere in piedi un sistema in cui la squadra che preleva il cuore si sposta verso il donatore e non il contrario garantisce una replicabilità e performance migliori della procedura. Proprio grazie a questa competenza nel 2022 l’Emilia-Romagna è arrivata a quota 71 organi (tra rene, fegato e polmone): pari quasi al 40% del totale nazionale dei donatori DCD.

Il prelievo di un organo a scopo di trapianto viene sempre eseguito su un cadavere. La procedura si può però differenziare per le modalità di accertamento della morte del donatore: una attraverso criteri neurologici (comunemente conosciuta come “morte cerebrale” e caratterizzata per il prelievo degli organi a cuore battente), l’altra attraverso criteri cardiaci. Il secondo è il caso della donazione “a cuore fermo”. Per questa procedura la legge prevede, in Italia, un tempo di attesa e di osservazione prima del prelievo dell’organo di 20 minuti, contro i 5 minuti della maggior parte degli altri paesi europei.

La maggior parte dei trapianti è ancora oggi legata alle morti encefaliche, ma le donazioni “DCD” (Donazione dopo la “morte cardiaca” o a “cuore fermo”) per organi come i reni, il fegato o i polmoni crescono anno dopo anno. La procedura fino ad oggi invece non era mai stata effettuata per il cuore proprio perché un organo complesso e uno tra i più sensibili alla mancanza di ossigeno durante il periodo di arresto della circolazione sanguigna.

Oggi invece le tecniche di riperfusione più all’avanguardia consentono finalmente di recuperare le funzionalità del cuore anche dopo i 20 minuti di arresto previsti per legge. Di conseguenza il Centro Nazionale Trapianti ha autorizzato la procedura e l’IRCCS si è iscritto nel ristretto gruppo di centri d’eccellenza che hanno le competenze per effettuare anche questo tipo di trapianto. Aumentando così le possibilità e le prospettive dei pazienti in attesa.