Si svolgerà venerdì 1 marzo, alle 17, nell'Aula Poeti del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali Unibo - SPS (Strada Maggiore, 45 - Bologna), l'incontro "Giornalismo d’inchiesta e storytelling. Storie di discriminazione e violenza contro le donne in Afghanistan, Iran, Marocco e Stati Uniti", organizzato dal Centro di ricerca CoMediaS - Comunicazione Media e Spazio pubblico del Dipartimento SPS, dall'Associazione delle Docenti Universitarie di Bologna e dall’associazione Libera-Mente Civica.
Un incontro in cui le giornaliste Liliana Faccioli Pintozzi (autrice di Figlie di Eva. La battaglia delle donne per la Vita e la Libertà in Iran, Afghanistan e Stati Uniti) e Loubna Serraj (autrice di Pourvu qu'il soit de bonne humeur) presenteranno i loro volumi, in dialogo con la prof.ssa Cristina Demaria, Delegata per l’equità, l’inclusione e la diversità dell'Alma Mater, il Magistrato Stefano Dambruoso, la prof.ssa Chiara Alvisi, Presidente AdDu, la prof.ssa Pina Lalli, Direttrice di CoMediaS.
I due volumi spingono a interrogarsi sulle battaglie contro la discriminazione e la violenza e sulle declinazioni possibili della funzione pubblica del giornalismo d’inchiesta. Da essi, la riflessione su quanto il giornalismo sia oggi più vivo che mai, quando donne coraggiose lo praticano o lo raccontano utilizzando linguaggi diversi e investigando a fondo su temi tanto rilevanti.
Il giornalismo d’inchiesta di Liliana Faccioli Pintozzi documenta le testimonianze di tante donne (ma anche uomini) che in paesi diversi come Afghanistan, Iran e Stati Uniti conducono in prima linea battaglie per il riconoscimento pieno dei loro diritti. Protagoniste di un cambiamento storico a cui la giornalista dà voce e potenza, arricchendo il dibattito pubblico contemporaneo.
Il racconto di un’inchiesta giornalistica sulla violenza domestica in Marocco è al centro, invece, del romanzo di Loubna Serraj dove la giornalista protagonista incontra testimoni che narrano le varie facce della violenza e della discriminazione, ma anche le sembianze molteplici che le battaglie assumono nel tempo, giungendo a squarciare il velo infido e silenzioso dei pregiudizi e del victim blaming, persino quando la violenza diventa fatale e solo alla scrittrice di un romanzo è data la possibilità di dar parola a chi sta cadendo sotto i colpi mortali del marito assassino.