Questa immagine mozzafiato mostra Messier 78, un vivace vivaio di stelle avvolto nella polvere interstellare. Euclid ha scrutato in profondità questo vivaio usando la sua telecamera infrarossa, mostrando per la prima volta regioni nascoste di formazione stellare, mappando i suoi complessi filamenti di gas e polvere con dettagli senza precedenti e scoprendo stelle e pianeti di nuova formazione (Immagine: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi; CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence)
Da vicine nubi di gas e polvere a lontani ammassi di galassie, passando per singole popolazioni stellari, fino a pianeti erranti che si muovono liberi nello spazio. Sono senza precedenti le prime immagini catturate dal telescopio spaziale Euclid.
A meno di un anno dalla partenza, la missione guidata dall'Agenzia Spaziale Europea – ESA, a cui contribuisce anche l’Università di Bologna, ci regala i primi risultati: immagini non solo visivamente stupende, ma che rivelano anche nuove proprietà fisiche dell’Universo, descritte in dettaglio in una serie di nuovi articoli scientifici.
In questa immagine, Euclid mostra NGC 6744, un archetipo di galassia che attualmente forma la maggior parte delle stelle nell’Universo locale. L'ampio campo visivo di Euclid copre l’intera galassia, catturando non solo la grandiosa struttura a spirale ma anche squisiti dettagli su scale spaziali più piccole (Immagine: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi; CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence)
Euclid ha prodotto questo primo catalogo di dati in un solo giorno di osservazioni, rivelando oltre 11 milioni di oggetti nella luce visibile e altri 5 milioni nella luce infrarossa. L’insieme completo delle prime osservazioni ha riguardato 17 oggetti astronomici, da vicine nubi di gas e polvere a lontani ammassi di galassie.
Queste prime immagini sono almeno quattro volte più nitide di quelle che si possono ottenere con i telescopi terrestri e coprono ampie porzioni di cielo ad una profondità senza pari. Risultati che mostrano le straordinarie capacità di Euclid, in grado di individuare, nelle regioni di formazione stellare, pianeti "erranti", che si muovono liberi nello spazio, con una massa appena quattro volte quella di Giove, di studiare le regioni esterne degli ammassi stellari con un dettaglio senza precedenti, e di mappare diverse popolazioni stellari per esplorare come si sono evolute nel tempo le galassie.
Qui, Euclid ha catturato il gruppo di galassie chiamato Dorado. Le galassie evolvono e si fondono, generando bellissime code di stelle dovute alle interazioni gravitazionali. Gli scienziati usano questo tipo di dati per studiare come evolvono le galassie, per migliorare i nostri modelli di storia cosmica e capire come le galassie si formano all’interno degli aloni di materia oscura (Immagine: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi; CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence)
La missione dell'ESA ha insomma tutte le carte in regola per il suo obiettivo principale: svelare i segreti dell'Universo oscuro e di rivelare come e perché l’Universo ha l'aspetto attuale. Euclid traccerà infatti le fondamenta nascoste del cosmo, mapperà miliardi di galassie su circa un terzo del cielo, esplorerà come il nostro Universo si è formato ed è evoluto e studierà le più misteriose delle sue componenti fondamentali: l'energia oscura e la materia oscura.
"I dati raccolti da Euclid ci permetteranno anche di studiare in dettaglio le proprietà fisiche delle galassie in un periodo della vita dell'Universo particolarmente interessante e ricco di attività", aggiunge Margherita Talia, ricercatrice al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell'Università di Bologna, che partecipa alla missione. "E mentre per la risposta alle domande cosmologiche dovremo aspettare la fine della missione, i primi importanti risultati sull'evoluzione delle galassie arriveranno già il prossimo anno, e il nostro Dipartimento è in prima linea anche in questo campo di ricerca. Le prime immagini rilasciate oggi sono solo un piccolo assaggio del valore di legacy di Euclid, ma i prossimi mesi si prospettano ancora più eccitanti e pieni di scoperte".
Lo ‘zoom’ di Euclid sull'ammasso di galassie Abell 2390 mostra la luce diffusa che permea l’ammasso proveniente dalle stelle che sono state strappate dalle loro galassie madri e si trovano nello spazio intergalattico. Guardare questa 'luce intracluster’ è una specialità di Euclid, e queste stelle orfane ci permettono di 'vedere’ dove si trova la materia oscura (Immagine: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi; CC BY-SA 3.0 IGO or ESA Standard Licence)
"Euclid dimostra l’eccellenza europea nella ricerca scientifica di frontiera e nella tecnologia all’avanguardia, e mostra l’importanza della collaborazione internazionale", commenta il Direttore Generale dell’ESA Josef Aschbacher. "La missione è il risultato di molti anni di duro lavoro da parte di scienziati, ingegneri e industrie di tutta Europa e dei membri del consorzio scientifico di Euclid di tutto il mondo, coordinati dall'ESA. Tutti possono essere orgogliosi di questo traguardo. Sono risultati importanti per una missione così ambiziosa e per una scienza così complessa: Euclid è solo all’inizio del suo entusiasmante viaggio per mappare la struttura dell’Universo".
Costruito e gestito dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Euclid nasce con il contributo della NASA e la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e di numerose università italiane, tra cui l'Università di Bologna.