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Gestire i dati della ricerca per migliorare la qualità e l’impatto della conoscenza

Nel corso del FAIRy day sono state presentate tutte le iniziative che l'Ateneo ha messo in campo quest'anno con l'intento di supportare le pratiche di open science e di gestione dati


Come valorizzare la gestione dei dati di ricerca, per migliorare la qualità e l’impatto della conoscenza generata dalla comunità scientifica dell'Alma Mater. Tra trasparenza, riproducibilità e disseminazione, se n'è parlato lo scorso 29 ottobre durante FAIRy day, evento promosso dal Prorettore per la ricerca Alberto Credi e dalla Delegata per la scienza aperta e i dati della ricerca Francesca Masini, insieme al Gruppo di Lavoro Open Science (GLOS).

L'appuntamento è nato per sottolineare e connettere tutte le iniziative che l'Ateneo ha messo in campo quest'anno con l'intento di supportare le pratiche di open science e di gestione dati secondo i principi FAIR: Findable, Accessible, Interoperable, Re-usable.

Dopo i saluti istituzionali, la giornata è stata aperta dall'intervento dell'avvocato Claudio Di Cocco (Studio Legale Di Cocco - SLDC), cha spiegato come tutelare i dati principalmente dal punto di vista del diritto della proprietà intellettuale e del diritto dei contratti e ha restituito un quadro chiaro di quali azioni in capo al ricercatore siano consentite per generare, riutilizzare e valorizzare i dati.

A seguire, Marco Dettori, Data Protection Officer dell'Università di Bologna, ha parlato di gestione dei dati personali sotto il profilo della privacy, offrendo non solo un chiaro quadro normativo, ma anche prassi, procedure e punti di supporto interni all'Ateneo.

I referenti Open Science di alcuni Dipartimenti hanno poi condiviso la loro esperienza in una tavola rotonda. Maria Bigoni, Serena Ceola, Filippo Ferrari, Emil Malucelli e Annamaria Tuan hanno raccontato le azioni di sensibilizzazione promosse nei loro Dipartimenti e messo in luce le esigenze raccolte. "Gestire i dati" è il modo corretto di fare scienza e anche per questo è fondamentale formare i giovani ricercatori, accanto ai loro supervisor, delle buone pratiche di gestione del dato di ricerca.

È stato quindi il momento di alcuni dei FAIR Champion dell’Università di Bologna: ricercatori particolarmente attenti alle tematiche relative ai dati della ricerca. Silvia Ballarè, Sara Garofalo, Elisabetta Lalumera, Natalia Montinari e Veronica Moretti hanno raccontato il loro punto di vista sui principali vantaggi e sfide di un’attenta gestione dei dati nelle rispettive aree disciplinari, offrendo spunti di riflessione, esempi di buone pratiche e suggerimenti di collaborazione coi data steward di ateneo.

La chiusura dell'evento, infine, è stata dedicata ad Alma CaReS Memorec - Resilienza e Memoria climatica in Emilia-Romagna, progetto guidato da Francesco Scalone, professore al Dipartimento di Scienze Statistiche "Paolo Fortunati", in cui le pratiche di Open Science sono il punto centrale della ricerca. Finanziato dall'Alma Mater, il progetto integra infatti dati demografici, climatici e geografici per fornire una base di dati a libero accesso, utile a tutti coloro che studiano l'impatto del cambiamento climatico sulla popolazione e sui territori dell’Emilia-Romagna.