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La ricerca dell’Alma Mater va al G7: un contributo per ricostruire i ponti fra i leader politici mondiali

Tre ricercatori del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali - SPS dell'Università di Bologna hanno presentato al Think-7 Summit i loro studi, selezionati fra le raccomandazioni più utili in vista del vertice di giugno, volto a rilanciare il dialogo fra i leader mondiali per affrontare le sfide del mondo contemporaneo

Crescenti rivalità geopolitiche, cambiamenti climatici, rischi di guerre commerciali e transizione digitale richiedono azioni urgenti da parte dei leader mondiali per ricostruire i ponti e rilanciare il dialogo. Queste le sfide che dovrà affrontare il vertice italiano del G7, previsto per giugno.

In vista dell’evento, il Think-7 Summit - tenutosi a Roma il 13 e 14 maggio scorsi - ha riunito i massimi esperti dei think tank e centri di ricerca del G7 e non solo, ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e IAI - Istituto Affari Internazionali, con l’obiettivo di discutere opzioni politiche realizzabili per superare l'attuale situazione di stallo.

 

Si sono distinti, in occasione del Summit, Nicolò Fasola, professore di Relazioni internazionali e Relazioni Russia-Cina, Francesco Giovanni Lizzi e Matteo Cianforlini, dottorandi del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna. I loro progetti sono infatti fra i 23 Policy Brief selezionati, su un totale di circa 250 proposte, per il comunicato finale di raccomandazioni utili al vertice di giugno, consegnato nelle mani della Presidenza Italiana del G7. Contribuiranno, così, al dialogo tra le maggiori potenze mondiali, offrendo loro nuove prospettive.

 

Nicolò Fasola ha presentato un’analisi approfondita, condotta in collaborazione con il professor Derek Averre (University of Birmingham), dell’influenza russa nel Sud Globale, evidenziando i limiti e i successi di Mosca nel plasmare i processi politici, economici e socio-culturali di un ordine “multipolare”. Fasola e Averre hanno invitato il G7 a considerare più attentamente le priorità dei paesi del Sud Globale e a rivedere le proprie politiche di intervento. Hanno inoltre sottolineato l’importanza di rafforzare il dialogo multilaterale con il Sud Globale e, ove possibile, con la Russia, anche attraverso iniziative accademiche. Precondizione necessaria per il successo di queste linee d’azione è il rafforzamento e la diffusione delle competenze linguistiche e d’area tra il personale delle istituzioni occidentali che si occupano di politica estera. Ad oggi, infatti, le strategie del G7 soffrono di un fondamentale “gap of understanding” di quelle che sono le radici profonde, la natura e gli scopi delle politiche di Mosca e dei paesi del Sud Globale.

 

Giovanni Lizzi e Matteo Cianforlini, insieme a colleghi italiani e internazionali, hanno esaminato le implicazioni della sicurezza economica nell’era della globalizzazione, sottolineando l’importanza di stabilire regole chiare e adeguate per proteggere i settori critici ad alta tecnologia. In particolare hanno proposto l’adozione, da parte delle potenze del G7, di un insieme di strumenti comuni, finalizzati allo screening degli investimenti diretti esteri (IDE). Il toolkit dovrebbe comprendere due componenti chiave: una definizione condivisa dei settori critici ad alta tecnologia e golden share sovranazionali. Le istituzioni finanziarie del G7 avrebbero, così, la capacità di prevenire potenziali acquisizioni straniere di asset critici.