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Studiare il pianeta: strumenti e metodi per la ricerca nelle Scienze della Terra

Il Campus di Cesena ha ospitato l'evento celebrativo dei venticinque anni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), realizzato in collaborazione con i Dipartimenti di Informatica - Scienze e Ingegneria – (DISI) e di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione dell'Università di Bologna (DEI), rivolto ai ricercatori del settore, agli studenti universitari e aperto alla cittadinanza

“L'obiettivo - ha introdotto Micol Todesco, vulcanologa dell’Ingv e relatrice dell’evento - è quello di condividere le scoperte teoriche e le esperienze pratiche accumulate nel corso degli anni, riguardo ai complessi fenomeni che interessano la terra, il mare e l'atmosfera, al centro degli studi dell'Istituto. L'Ingv svolge un ruolo cruciale nel servizio nazionale della protezione civile, apportando la sua competenza ed esperienza per contribuire alla comprensione e monitoraggio degli eventi calamitosi”.

 

Tra i temi toccati nel corso dell’Incontro la diffusone della consapevolezza dei rischi sismici e degli strumenti a disposizione per affrontarli, al fine di ridurre l’impatto dei fenomeni naturali sulla vita dei cittadini. “Con la sismologia storica riusciamo a definire le caratteristiche della sismicità di un’area, in particolare per valutarne la sua pericolosità - prosegue Micol Todesco - Mettiamo a disposizione dati e parametri che sono la base per le stime di pericolosità e la definizione degli input sismici per l'ingegneria civile, la pianificazione del territorio, fondamentali mitigare il rischio”.

 

Le Scienze della terra evolvono necessariamente solo con un approccio multidisciplinare. “Usiamo la chimica, perché studiamo la natura delle rocce; la fisica, perché tutto quello che si muove sul pianeta è regolato dalle sue leggi. Poiché non siamo in grado di fare degli esperimenti che abbraccino le scale spaziali e temporali del pianeta, abbiamo bisogno di simularle al computer e di potenza di calcolo, e, quindi, fondamentale risulta l’apporto dell’informatica. Con la statistica, inoltre, possiamo avere un approccio probabilistico ad alcuni fenomeni; infine, le strategie di risposta ai rischi non possono prescindere dalle scienze sociali”.

 

La collaborazione tra Ingv e Università può essere importante anche per pianificare strumenti e strategie divulgative, avvicinando i cittadini ad una geoscienza sempre più accessibile. “Le sfide sono trovare contenuti e linguaggi comprensibili ad un pubblico non esperto. Per un gruppo di ricercatori abituati ad esprimersi in gergo tecnico non è sempre facile. Dal terremoto in Emilia Romagna abbiamo compreso quanto sia importante essere presenti fisicamente, non solo per fornire informazioni, ma anche per metterci in ascolto, con empatia, dei cittadini”, conclude la ricercatrice dell’Ingv.

 

In Emilia Romagna, l’Ingv ha una sezione a Bologna all’interno del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, e una sede distaccata a Ferrara, presso l’Università di Ferrara.