Fra le tecnologie utilizzate dai ricercatori dell’Università di Padova figurano una camera iperspettrale, che ha permesso di analizzare la composizione delle strutture di silice, e un laser scanner 3D con cui è stato possibile ottenere modelli ad altissima risoluzione delle formazioni.
I ricercatori dell’Università di Bologna hanno inoltre impiegato strumenti capaci di rilevare attività microbiologica direttamente in vivo, individuando cellule attive sulle superfici delle rocce. A completare il quadro, lo strumento MinION ha consentito di sequenziare il DNA che è stato direttamente estratto ed analizzato in grotta, senza la necessità di trasportare campioni all’esterno.
“In questo lavoro abbiamo sviluppato, applicato e validato direttamente sul campo procedure microbiologiche per studiare le straordinarie strutture stromatolitiche di silice presenti nelle grotte quarzitiche dei tepui venezuelani”, dice Martina Cappelletti, prima autrice dell’articolo e ricercatrice del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna. “Le nostre analisi hanno permesso di rilevare attività microbica e di identificare i principali batteri che potrebbero favorire lo sviluppo di queste strutture. Allo stesso tempo abbiamo dimostrato che è possibile effettuare analisi del DNA e studi microbiologici in tempo reale anche in luoghi estremi e isolati, rivelando nuovi aspetti del ruolo dei microrganismi nella formazione di stromatoliti in ambienti bui e quasi privi di nutrienti, come le remote e antiche grotte dei tepui”.
“Per la prima volta siamo riusciti a studiare queste straordinarie strutture direttamente nel loro ambiente, senza prelevare campioni. Questo approccio ci permette di comprendere meglio l’interazione tra geologia e microbiologia in condizioni estreme, con importanti ricadute per l’esplorazione planetaria”, spiega Francesco Sauro, speleologo e ricercatore del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.