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Mutilazioni genitali femminili: in Italia oltre 88.500 donne. Nel mondo, cala la pratica tra le giovani

Presentato a Milano il lavoro congiunto di Università di Bologna e Università Bicocca. Un evento in collaborazione con Amref Health Africa per conoscere, prevenire e contrastare le MGF

Presentate le nuove stime relative alle mutilazioni genitali femminili (MGF) in Italia. Secondo uno studio condotto dall’Università di Bologna e dall'Università di Milano Bicocca, in Italia sono presenti circa 88.500 donne che hanno subito le MGF. Un aumento del 1% rispetto alle stime pubblicate nel 2019, sempre da uno studio condotto dall'Università Bicocca.

I dati sono stati illustrati il 23 ottobre nella Sala Consiglio della Città Metropolitana di Milano, presso Palazzo Isimbardi, nel corso di un evento promosso dai due atenei in collaborazione con Amref Health Africa.

 Le MGF sono una violazione dei diritti umani che colpisce almeno 230 milioni di donne, nel mondo. “In diversi Paesi si registrano riduzioni significative: le giovani subiscono le MGF meno frequentemente rispetto alle adulte” affermano Patrizia Farina, dell'Università Milano - Bicocca e Livia Ortensi, dell’Università di Bologna, che hanno curato la ricerca, insieme ad Alessio Menonna di Fondazione Ismu, all'interno del Progetto DORA. “Guardando all’Italia al 1° gennaio 2023 – continua Farina - si stima che siano presenti circa 88.500 donne di età superiore ai 15 anni che hanno subito le MGF, la grande maggioranza delle quali nate all’estero (98%)".

"La prevalenza più elevata si registra tra le donne over 50 - continuano Farina e Ortensi - e si riduce al diminuire dell’età”. Le comunità con numeri assoluti più alti sono egiziane, nigeriane ed etiopi. L’incidenza più alta si registra tra le donne somale (97,8%), sudanesi (90,8%) e guineane (91,5%), secondo l’indagine. Le bambine sotto i 15 anni potenzialmente a rischio di MGF in Italia sono 16.000.

"Sempre più persone nella mia comunità si confrontano sulle MGF e promuovono il cambiamento" afferma Paola Crestani, Presidente di Amref Italia. "Quelle parole non sono mie – continua Crestani - sono di una delle tante ragazze e ragazzi con background migratorio che, in Italia, in questi anni ci hanno raccontato quanto hanno messo in moto con il progetto Y-ACT grazie ad incontri organizzati in bar, università, luoghi di ritrovo delle comunità, per rompere un tabù e dare voce al silenzio. Questa è la sola strada che conosciamo, insegnataci dall'Africa: il dialogo con le comunità e con tutti gli operatori coinvolti. Una sfida che, date le stime della ricerca, deve essere rafforzata, a tutti i livelli, ma che ci dà speranza, guardando alla diminuzione della pratica tra le nuove generazioni".  

 L'incontro MGF Nuove stime e nuove generazioni. Evento interregionale di formazione e sensibilizzazione sulle mutilazioni genitali femminili (MGF) è stato introdotto dalle autorità, con la partecipazione di Diana De Marchi - Consigliera delegata alle Politiche sociali, del lavoro e pari opportunità della Città Metropolitana di Milano, Elena Buscemi - Presidente del Consiglio comunale e Maria Carmela Rozza – Consigliera regionale della Regione Lombardia.

In un passaggio della ricerca - che verrà ufficialmente pubblicata fra qualche settimana- si richiamano i fattori protettivi dalle MGF: il livello di istruzione, l'anzianità migratoria, il Paese di nascita, non aver subito la pratica, essere di seconda generazione.

Le nuove generazioni sono state protagoniste dell’evento.  Presenti, infatti, alcune ragazze del progetto Y-Act -cofinanziato prima dall'UE e ora sostenuto da MSD - che ha l’obiettivo di prevenire e contrastare le MGF in Italia, attraverso il coinvolgimento dei giovani. Dei 30 giovani della rete erano presenti Rowida Ibrahim Khalaf Alla Ghaleb Abdelaziz, Shahd Newir, Sara El Nagar, Jasmina El Shouraky, Esraa Newir.

Esraa Newir ha affermato "è importante ribadire con forza che le MGF non sono un problema che riguarda solo i Paesi lontani. Chi le ha subite vive qui, anche nelle nostre comunità, nei nostri quartieri. Molte di coloro che abbiano incontrato attraverso il progetto Y-Act non avevano mai raccontato la propria esperienza, neanche alla propria famiglia. Quando lo hanno fatto è stato fortissimo. Il nostro ruolo non era quello di giudicare chi aveva subito MGF, etichettare, ma aprire porte. Ascoltare e accogliere. Perché solo quando una donna trova la libertà di raccontarsi con la propria voce, la sua storia smette di essere dolore e diventa potere".

Ha preso parte all’evento anche Giancarlo Santone - Direttore del Centro SaMiFo della ASL Roma1. Proprio nel Lazio si terrà un prossimo appuntamento di rilievo sul tema delle mutilazioni genitali femminili, a Roma l'8 novembre.