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Come sta la famiglia? Bene, grazie

I risultati di una ricerca dell'Azienda USL città di Bologna sul rapporto tra genitori e figli.
Dialogo franco e costruttivo, disponibilità a venirsi incontro, giusto dosaggio di regole e permessi, appartenenza: è a tinte rosa il ritratto di famiglia che esce dalla ricerca svolta nel 2002 dallo Spazio Giovani della Azienda Usl Città di Bologna, in collaborazione con l'Università di Bologna, tre scuole medie e tre superiori.
La ricerca, che ha coinvolto 446 ragazzi di età compresa tra i tredici e i sedici anni, e 636 genitori, si inscrive nel progetto più complessivo "Adolescenti e famiglie: conoscenza-aiuto-empowerment", che ha come obiettivo generale del 2003 di attivare interventi a sostegno dei genitori.

Il dato più interessante, che non conferma molti dei luoghi comuni in circolazione sul disagio giovanile e la crisi della famiglia, è costituito dal fatto che genitori e figli si trovino d'accordo nella valutazione di temi come la qualità della comunicazione e il clima in famiglia.
Laddove ci sono difficoltà di comunicazione genitori e figli li riconoscono (anche se i figli paiono più sensibili), laddove la comunicazione funziona il giudizio è pressoché corrispondente. Anche per quanto riguarda l'umore, la sensazione di benessere e la gioia di vivere, genitori e figli danno giudizi concordanti: dichiarano tutti di stare abbastanza i bene, i padri in misura leggermente maggiore di madri e adolescenti
Medio alta è la percezione che i genitori hanno della loro capacità di educare. E' rintracciabile qualche differenza tra i sessi: i maschi hanno un'autostima maggiore delle femmine, si sentono più ascoltati dal padre, mentre le ragazze fanno più fatica a comunicare con il padre in caso di conflitto. Rintracciabile anche qualche differenza dovuta all'età: più i ragazzi crescono e più il benessere e l'autostima si abbassano e aumenta la difficoltà di comunicazione con i genitori.

Infine, unico neo in questo quadro, ma che paradossalmente conferma la positività della relazione genitori figli, il dato che indica nella solitudine in casa la variabile che è legata al peggioramento di tutti gli altri indicatori: all'aumentare del numero di ore passate da soli in casa, gli adolescenti peggiorano tutti i loro giudizi su clima, comunicazione, appartenenza, umore.     

Per interviste di approfondimento è disponibile la dr.ssa Paola Marmocchi, responsabile dello Spazio Giovani della Azienda Usl Città di Bologna, e curatrice della ricerca. Tel. 051 658 4971