Ddl Moratti: alcuni docenti si sono incontrati per riflettere sulla riforma
Dopo la presa di posizione della Crui e del Senato Accademico, alcuni docenti dell’università di Bologna si sono autoconvocati per riflettere assieme sui contenuti del ddl Moratti chiamato a riformare lo statuto giuridico dei professori universitari.
Il 16 gennaio, subito dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del ddl sul riordino dello stato giuridico dei professori universitari, la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) ha emanato un documento per commentare il progetto di riforma Moratti, affermando, tramite il suo presidente, Piero Tosi, che è giusto affrontare il tema, ma che è stato scorretto farlo aggirando gli organi rappresentativi della comunità accademica. Collocandosi sulla stessa linea, nei giorni scorsi ha poi fatto sentire la sua voce anche il Senato Accademico dell’Università di Bologna, che ha lamentato in particolar modo i rischi legati alla cancellazione del ruolo di ricercatore.
Per riflettere sui contenuti della proposta di legge Moratti e sulle reazioni che ne sono conseguite, martedì 27 gennaio circa duecento accademici bolognesi si sono auto convocati nell’aula I di via del Guasto. A riassumere i punti principali emersi durante il dibattito è intervenuto il senatore Luciano Modica, ex presidente della Crui, che ha sintetizzato in quattro punti i commenti offerti in aula alla legge Moratti. Riprendendo le parole di Tosi, Modica ha in primo luogo ribadito la necessità di aprire un dialogo sullo statuto giuridico dei docenti. “I professori – ha chiosato Modica - sono chiamati ad affrontare le nuove sfide poste dall’autonomia degli atenei e dalla circolazione internazionale dei ricercatori e quindi non possiamo rifiutarci di parlare del riordino dello stato giuridico di questa professione”. D’altra parte, ha però chiarito il senatore, la precarizzazione del posto di lavoro - ovvero la soluzione proposta dal ddl - non può essere considerata una strada da intraprendere. “E’ piuttosto sulla valutazione che bisogna investire - ha perciò rilanciato – perché è con essa che la ricerca, troppo spesso invocata solo come un diritto, può diventare anche un dovere di docenti e università che non vogliono limitarsi alla semplice didattica”. Ciò premesso, Modica ha poi avanzato un’ulteriore prerogativa per il futuro degli atenei italiani: l’entrata in cattedra di docenti giovani. “Non è ammissibile – ha infatti spiegato – che le carriere accademiche partano a quarant’anni”.
“Solo riflettendo su queste proposte – ha infine concluso l’ex presidente della Crui – sarà possibile costruire un’università a misura di chi ci lavora, un’università dove le risorse siano allocate in base al contributo che i singoli dimostrano di dare alla struttura”.
In attesa di ulteriori sviluppi, l’assemblea riunitasi in via del Guasto sembra avvallare l’ipotesi di dedicare un’altra giornata, questa volta alla presenza del rettore e di tutto il corpo docente, per delineare una linea comune in merito al progetto di riforma.