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Oscar 2004: avventura, dramma e animazione

Nelle nomination per gli oscar del 2004 dominano i kolossal epici e fantasy, ma trovano spazio anche film d’autore drammatici e cartoon di successo tra gli adulti. Guglielmo Pescatore, docente del Dams, spiega le ragioni del successo di ognuno di questi generi, parlando dell’assetto produttivo dell’industria cinematografica, dell’evoluzione tecnologica e del ritorno alla tradizione.
Locandina del film "Il Signore degli Anelli" Domenica 29 febbraio a Los Angeles si consumerà per la 76° volta il rito della consegna degli Oscar. Evento mondano e auto celebrazione hollywoodiana, certo, ma anche fenomeno di costume capace di far capire qualcosa in più sui gusti e gli orientamenti del pubblico e delle case di produzione in materia di cinema. Quest’anno la lista delle nomination parla innanzitutto del successo del kolossal epico fantastico: Master & Commander, L’ultimo Samurai e Il Signore degli Anelli.

Un caso?
“No”, risponde Guglielmo Pescatore, docente del Dams e direttore della laurea specialistica in cinema. “Questo fenomeno nasce dall’assetto produttivo delle major. Le sala sono ormai una fonte di guadagno secondaria e l’industria del cinema punta prevalentemente su prodotti seriali che garantiscano il ritorno economico attraverso il merchandising di gadget, dvd, home video, giochi di ruolo e video game”.

Questo spiega il fenomeno di costume nato attorno alla trilogia di Tolkien, ma non dice però perché il battage pubblicitario ha deciso di puntare proprio sul genere epico avventuroso.
“E’ un modo per innestare le nuove forme di visibilità su strutture narrative conosciute, dotate di una tradizione solida e di una fama preesistente al cinema. Harry Potter è un best seller e Tolkien un cult letterario. Ed entrambi – tengo a sottolinearlo – sono generi performativi, storie semplici che offrono però lunghe scene d’azione, ovvero il terreno ideale per manifestare le nuove potenzialità tecnologiche”.

E tra inseguimenti e battaglie che senso hanno le nomination a film colti, drammatici e imperniati sul dialogo come Le invasioni barbariche o La casa di sabbia e di vento?
“E’ il modo che Hollywood utilizza per riconoscere la dignità di generi cinematografici ad esso estranei. Gli oscar principali premiano ciò che l’industria americana vuole promuovere, mentre la statuetta del miglior film straniero è sempre conferita a una pellicola dotata di una certa autorialità, fondata sulla ricercatezza dello stile e la complicità culturale dello spettatore. E’ stato così per Almodovar con Tutto su mia madre ed così oggi con le pellicole in gara”.

E Alla ricerca di Nemo, l’ennesimo cartoon di successo tra il pubblico adulto? C’è voglia di un ritorno alle fiabe?
“In parte sì, almeno dall’inizio degli anni Novanta, quando Pretty Woman, null’altro che una Cenerentola cinematografica, ha ottenuto un successo planetario. Però io credo che i film d’animazione concorrano con quelli fotorealisti soprattutto perché la tecnologia ha cancellato la differenza tra i due generi. Basta pensare a un solo esempio: il costume da ragno del recente Spider Man. Non dava esattamente una sensazione di materialità degna di un fumetto?”.