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In cerca di squali & Co.

Il Museo di Zoologia e di Anatomia Comparata dell’Università di Bologna ha allestito una mostra sullo squalo. Certo mancano vasche per l’osservazione di esemplari vivi, ma per il resto c’è davvero tutto ciò che ha a che fare con questo pesce e con i suoi simili: dai francobolli alle scarpe.
Due esemplari di Squalo-Toro Tutti sanno che lo squalo è un pesce, ma nessuno (o quasi) sa che lo squalo è come il maiale. Nel senso che di lui non si butta via niente: dai suoi denti, dalla sua pelle e dalle sue pinne si possono infatti ricavare bistecche, scarpe, braccialetti e medicinali. Quella dello squalo inoltre è una grande famiglia, piena di parenti mostruosi, come le chimere, le razze, i trigoni e i torpedini. E poi diciamolo: lo squalo piace a grandi e piccini, a registi e scrittori, a esperti e profani. Ecco perché il Museo di Zoologia e di Anatomia Comparata dell’Università di Bologna (via Selmi, 3) ha allestito nelle sue sale la mostra “In cerca di squali... & Co.”, raccogliendo un po’ di tutto sul variegato mondo sottomarino degli elasmobranchi (nome scientifico per la famiglia dello squalo, N.d.R.).

I pezzi esposti riempiono in ordine casuale tutti e tre i piani dell’edificio che li ospita. “Una scelta obbligata dall’impossibilità di rivoluzionare gli spazi a disposizione, ma anche una scelta voluta per stimolare il visitatore a curiosare un po’ ovunque”, dicono assieme il prof. Bruno Sabelli e la direttrice del museo, dott.ssa Daniela Minelli, promotori della manifestazione.

Del resto sarebbe anche difficile ordinare un materiale eterogeneo come quello che verrà esposto fino al 31 maggio 2004. Al pian terreno albergano degli esemplari imbalsamati – o meglio tassodermizzati – di alcune delle 500 specie di squalo esistenti: c’è lo Squalo Smeriglio dell’Adriatico, l’Exanatus Griseus, dotato di sei branche anziché delle cinque canoniche, e lo Squalo Elefante, che mangia filtrando l’acqua come una balena. Al piano di sopra, invece, si cambia genere, camminando al fianco di pannelli addobbati con fumetti, copertine di giornali e locandine di film che hanno parlato di squali e dei loro terribili attacchi. Per gli appassionati di filatelia non manca poi una collezione di francobolli. E per gli amanti della preistoria è ampio il numero di mandibole e mascelle appartenute a squali di decine di milioni di anni fa. Infine per i più tecnici alcuni pannelli spiegano i particolari anatomici e fisiologici che sfuggono all’occhio nudo, alternando immagini ad alta definizione dei microscopi elettronici a disegni di Ulisse Aldrovrandi.

Nel complesso quindi ci sono da vedere più di 200 pezzi, dai quali si può imparare anche a non prendere delle fregature al ristorante. Usciti dalla mostra, infatti, saprete distinguere al tatto la colonna vertebrale di un pesce cartilagineo, da quella di un pesce osseo. E la cosa può essere utilissima, dal momento che molti ristoratori spacciano carne di squalo, pesce cartilagineo ed economico, per bistecche di pesce spada, pesce osseo e molto costoso. Come dire: uomo istruito, mezzo salvato.