Logo d'ateneo Unibo Magazine

Il Cafè Scientifique arriva a Bologna

Con il sociologo e bioeticista inglese Tom Shakespeare, chiamato a parlare bambini progettati geneticamente, si è tenuto a Bologna il primo appuntamento italiano con il Cafè Scientifique, la scienza dibattuta nei luoghi del tempo libero.
Tom Shakespeare Il “Cafè Scientifique”, ovvero il dibattito sulla scienza in luoghi di divertimento, è sbarcato per la prima volta in Italia passando per Bologna venerdì 19 marzo. L’iniziativa, già avviata da tempo nei paesi anglosassoni, è stata fortemente voluta dalla Fondazione Marino Golinelli e dal British Council, che hanno scelto la genetica e la progettazione degli embrioni per questo primo appuntamento, intitolato “Designed babies: should we play God?” e moderato dal sociologo inglese Tom Shakespeare, direttore del Policy and Ethics Life Sciences Research Institute (Peals) di New Castle.

Al di là dello specifico tema dibattuto, il messaggio generale che Shakespeare, portatore di una grave forma di nanismo ereditario, ha voluto lanciare prima agli adolescenti riunitisi nella sede del British Council a Corte Isolani e poi agli adulti raccoltisi per l’aperitivo al Cafè Le Stanze del Tenente è stato chiaro: “La ricerca non può essere fermata, perché nel giro di dieci o quindici anni le staminali permetteranno di rigenerare i tessuti, le conoscenze molecolari consentiranno di fare sperimentazioni farmacologiche più mirate e lo screening genetico eliminerà molte delle malattie congenite”.

Orizzonti quasi miracolosi, quindi, che alcuni guardano però con scetticismo, pensando invece proprio alla via giuridica più efficace per imbrigliare questo settore di ricerca. Shakespeare non nega la necessità di una legislazione saggia, ma condanna apertamente provvedimenti restrittivi come la recente legge italiana sulla fecondazione assistita: “Essa – dice - rappresenta un ritorno al passato di almeno 20 anni ed è un’azione illegittima, perché nessuno ha il diritto di impedire l’accesso a tecniche che migliorano la capacità riproduttiva, a tecniche, cioè, che non fanno altro che facilitare il perpetrarsi della vita”.

“Una giusta difesa della ricerca che non esime però i ricercatori dall’assumersi le loro responsabilità”, sottolineano assieme Marino Golinelli, presidente dell’omonima Fondazione, e Lanfranco Masotti, Presidente del Corso di Laurea in Biotecnologie, entrambi attivi sul fronte della diffusione delle conoscenze nell’ambito delle scienze della vita. E del resto anche lo stesso Shakespeare termina la sua esposizione auspicando il dialogo tra comunità scientifica e gente comune: “Occorre – dice concludendo il sociologo inglese - che alle azioni coercitive si sostituiscano quelle educative e che tramite queste il pubblico venga sensibilizzato all’accettazione della differenza e alla saggezza delle scelte. Solo l’intolleranza e la paura, infatti, possono trasformare la genetica in un pericolo”.