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Mettersi nei panni altrui? Al cervello basta uno sguardo

Quando guardiamo qualcuno compiere uno sforzo fisico o un movimento difficile si attivano nel nostro cervello quegli stessi neuroni che si metterebbero in moto se anche noi provassimo in prima persona quelle stesse sensazioni corporee. La scoperta di un gruppo di neuroscienziati italiani
Neuroni

Cosa passa per la testa di un contorsionista che si accartoccia dentro un cubo trasparente, di un tuffatore acrobatico che si lancia da un trampolino, o di un danzatore che si avvita in una piroetta mozzafiato? Sorprendente la risposta... Esattamente quello che passa per il nostro cervello mentre li osserviamo. E’ quanto sembra suggerire una ricerca condotta da un gruppo di neuroscienziati italiani, i cui risultati sono pubblicati nell’ultimo numero dell’autorevole rivista Current Biology.

Che i nostri neuroni motori, quelli che controllano cioè i nostri movimenti, siano alquanto più spericolati di noi e si lancino in ardite imitazioni dei neuroni di chi osserviamo non è un mistero. Si tratta del cosiddetto effetto "mirror", cioè della loro capacità di "rispecchiare" i gesti di chi osserviamo. La novità è che questo fenomeno è stato osservato per la prima volta anche nei neuroni che controllano le nostre sensazioni corporee (sòmatosensoriali), che ci danno consapevolezza della posizione dei nostri arti e dei nostri sforzi muscolari. Come a dire che l’immagine di chi osserviamo, riflessa dal nostro cervello, non è grossolana e approssimativa, bensì un’immagine ricca di dettagli, ad alta definizione.

"Se chiudiamo gli occhi e qualcuno ci chiede di alzarci in piedi, o di salutare con la mano, noi siamo in grado di farlo, anche se non vediamo i gesti che compiamo – spiega Alessio Avenanti, giovane ricercatore dell’Università di Bologna -. Questo accade perché ci sono alcuni neuroni, situati nella parte sensitiva della nostra corteccia cerebrale che costantemente ci permettono di percepire il nostro corpo e ci aggiornano sulla nostra postura. I nostri studi si sono concentrati proprio su questo gruppo di neuroni e abbiamo dimostrato che l’effetto mirror coinvolge anche loro. Quando guardiamo qualcuno che si muove, i nostri neuroni sòmatosensoriali si attivano come se anche noi stessimo eseguendo quei medesimi movimenti".

La tecnica utilizzata da Avenanti, dell’Università di Bologna, e da altri ricercatori delle università di Roma "La Sapienza" e di Milano "Bicocca", è detta stimolazione magnetica transcranica. E’ la stessa che nel 1995 consentì ad altri studiosi italiani di scoprire, primi al mondo, l’effetto mirror nei neuroni del sistema motorio dell’uomo. Grazie a questa tecnica è infatti possibile amplificare l’effetto specchiante delle cellule nervose e misurarlo. Non solo, è anche possibile disattivare temporaneamente aree cerebrali circoscritte per verificarne la funzione.

E’ così che gli autori della ricerca hanno dapprima rilevato l’attività riflessa dei neuroni in una persona che osserva i gesti di una mano. Hanno quindi ripetuto l’esperimento dopo aver "spento" l’area dei neuroni motori. Significativo il risultato: l’effetto mirror è infatti scomparso di fronte a gesti di semplice e naturale esecuzione, ma è rimasto di fronte a gesti estremi che comportino sforzo muscolare e sofferenza fisica. Segno che i neuroni motori non sono gli unici ad entrare in gioco nel fenomeno. Stessa prova, ma risultato opposto, per i neuroni sòmatosensoriali. In seguito alla loro disattivazione, l’effetto mirror svanisce osservando movimenti forzati ma permane di fronte a gesti naturali.

"In questo modo – spiega Avenanti – siamo riusciti per la prima volta ad individuare con certezza le aree coinvolte nella percezione degli aspetti sensoriali e motori delle azioni eseguite dalle altre persone".

La scoperta dell’enorme importanza dell’osservazione e dell’immaginazione nell’attività dei neuroni che controllano la percezione del proprio corpo, potrebbe avere ricadute anche in ambito terapeutico e riabilitativo, specie in pazienti affetti da lesioni alle parti sensitive e motorie del cervello dovute, ad esempio, ad ictus.