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Se la terra ha il fiato corto

Scienziati di diversi Paesi si incontrano a Stoccolma per fare il punto sullo stato di salute delle foreste del nostro pianeta.
Foresta Le foreste costituiscono l‘ecosistema più importante e complesso esistente in natura. La loro attività di fissazione del carbonio presente nell’atmosfera ha ripercussioni fondamentali per la vita e per le future dinamiche del clima. Esse costituiscono il sistema respiratorio del nostro pianeta, ed è quindi fondamentale comprendere tutti i passaggi di questo meccanismo.

"Negli ultimi anni la capacità delle foreste europee di sottrarre carbonio dall’atmosfera è più che raddoppiata. Dobbiamo capire il perché" spiega il Prof. Magnani, docente di Ecologia Forestale dell’Università di Bologna, e membro del comitato scientifico del workshop "The Impact of Nitrogen on the Forest Carbon Cycle", che si terrà a Stoccolma.

"L’ipotesi è che forse questa superiore capacità sia legata all’aumento della quantità di azoto che arriva alle piante" prosegue Magnani; "l’azoto è uno dei principali nutrienti necessari alle piante; per questo esso è impiegato in agricoltura, come fertilizzante, e dai campi si diffonde anche agli ecosistemi naturali circostanti. Inoltre, i motori a scoppio generano ossidi di azoto che, a differenza dell’azoto presente comunemente nell’aria, possono essere assimilati dalle piante. In base a queste ipotesi, l’effetto imprevisto delle deposizioni di azoto, una delle componenti delle piogge acide, è stato nella maggior parte dei casi quello di stimolare la crescita delle foreste, invece che di farle avvizzire."

Nello studio apparso sulla rivista Nature nel 2007, di cui il professore è primo autore, si suggerisce che il legame tra la maggiore presenza di azoto reattivo e l’aumentata capacità di fissare carbonio delle foreste crei una inattesa compensazione nell’interazione tra uomo e ambiente: la natura si adatta ai cambiamenti che le vengono imposti, riuscendo in parte ad attutirli. Questa evidenza però non può essere considerata prescindendo da una visione d’insieme del cambiamento globale indotto dall’uomo: "La maggiore presenza di azoto fa crescere le foreste, ma allo stesso tempo inquina le falde acquifere. D’altra parte, se è vero che in futuro le piante si avvantaggeranno della maggiore disponibilità di anidride carbonica, questo vantaggio potrebbe essere annullato dall’impoverimento dei terreni, in assenza di un parallelo apporto di nutrienti. Gli equilibri, negli ecosistemi, sono molto fragili: ogni azione umana ha effetti complessi sull’ambiente, effetti che sono necessariamente sia positivi che negativi".

I dati di base, dai quali vengono desunte le ipotesi di ricerca, sono elaborati sulla base di misurazioni costanti in vari punti del pianeta. "In Europa c’è il più alto numero al mondo di stazioni dedicate alla misura del "respiro degli ecosistemi", che osservano quanta anidride carbonica questi riescano ad assorbire e quanta ne restituiscano. C’è una fitta rete di monitoraggio che copre tutto il continente e a causa della grande variabilità dei nostri ambienti l’Italia vanta venti punti di misurazione differenti. Il nostro Ateneo, in collaborazione col CNR, è resonsabile delle misure in un bosco di pianura, vicino a Nonantola".

La conferenza di Stoccolma è stata organizzata per aprire una tavola rotonda su questi argomenti. L’obiettivo è fare il punto della situazione ambientale e tener vivo il dibattito sugli effetti delle deposizioni di azoto, "stimolare al confronto e alla riflessione, per creare un legame tra ricerca e gestione del patrimonio forestale mondiale, per fornire una base di conoscenze che ispiri scelte politiche e amministrative consapevoli e responsabili. Prevedere le conseguenze dei comportamenti umani su scala globale, ma evitare al tempo stesso manipolazioni ambientali dagli effetti difficilmente anticipabili sono regole indispensabili se si intende salvaguardare la salute del pianeta". Tutte le relazioni tenute dagli studiosi che interverranno al workshop verranno messe in web casting, per favorirne la consultazione e fornire un punto di partenza per ulteriori discussioni.

L’evento, aperto al pubblico (previa richiesta di ammissione) si terrà il 26 e 27 febbraio presso la Swedish Royal Academy of Sciences di Stoccolma, la stessa in cui ogni anno vengono consegnati i premi Nobel. Il workshop è patrocinato e sponsorizzato dal Ministero Italiano per gli Affari Esteri, l’Ambasciata Italiana a Stoccolma, la Swedish Royal Academy of Sciences, l’Università di Bologna, la Swedish University of Agricultural Sciences, l’Università di Viterbo e la Lund University e vede la partecipazione, oltre al Prof. Magnani, di altri scienziati italiani ed internazionali.