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Un giavellotto sotto l'occhio della telecamera

Uno studio portato avanti dal laboratorio di Biomeccanica della facoltà di Scienze Motorie utilizza speciali telecamere optoelettroniche ad alta velocità per analizzare i movimenti dei lanciatori di giavellotto. E' la prima volta al mondo che un sistema simile viene utilizzato sul campo per questo sport
Lo svedese Erik Lemming alle Olimpiadi di Londra nel 1908

Un esperimento che coinvolge lanciatori di giavellotto e speciali telecamere optoelettroniche ad alta velocità. E' quanto accaduto nel campo sportivo del Cus Bologna: uno studio che ha per obiettivo "L'ottimizzazione del trasferimento di energia nel lancio del giavellotto", portato avanti dal laboratorio di Biomeccanica della facoltà di Scienze motorie.

I nomi coinvolti sono quelli di Antonio Cicchella, docente di Metodi e didattiche delle attività sportive, e del tecnico Andrea Giovanardi. Il compito di lanciare il giavellotto è stato affidato invece a Giacomo Mancini, che oltre a essere studente presso la sede riminese dell'Alma Mater è anche giavellottista di fama nazionale, e ad altri atleti dello stesso livello.

Le telecamere optoelettroniche hanno seguito i lanciatori del giavellotto con lo scopo di quatificare il movimento del corpo nelle sue grandezze (lunghezze, angoli, velocità, accelerazioni), sia nella sua totalità che in singole parti isolate. E' la prima volta al mondo che un sistema simile viene utilizzato sul campo nel lancio del giavellotto.

Lo studio proseguirà nei prossimi mesi e si arricchirà anche della collaborazione della Russian University of Sport di Mosca, con cui l'Università di Bologna ha siglato un accordo di collaborazione: un dottorando russo, Siergei Medvedev, sarà nel mese di ottobre al lavoro nel laboratorio bolognese.