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Pagelle ai bilanci delle città

Presentato il primo modello per la misurazione economico finanziaria delle amministrazioni comunali elaborato dai professori Giuseppe Farneti ed Emanuele Padovani del Dipartimento di Scienze Aziendali, sede di Forlì, in collaborazione con la multinazionale belga Bureau van Dijk.

Una presentazione al workshop nazionale della rivista Azienda Pubblica di Roma, una all’International Research Symposium on Public Management di Berna e ancora un ampio approfondimento sul Sole 24 Ore scritto da Gianni Trovati. Sono le occasioni in cui, recentemente, si è parlato della pluriennale ricerca condotta dai due docenti del Dipartimento di Scienze Aziendali Giuseppe Farneti ed Emanuele Padovani, in attesa di un prossimo appuntamento pubblico quello di EURAM a Roma a maggio.


Professori, qual è la principale novità del modello elaborato nella vostra ricerca?
"E' il primo sistema in assoluto che consente una valutazione sintetica dello stato di salute finanziaria degli enti a livello comparato su base nazionale".

Quali le realtà a cui è stato applicato il modello?
"Grazie alla banca dati Aida PA di Bureau van Dijk, che comprende i dati di bilancio di tutti i comuni, il modello di analisi della salute finanziaria è stato applicato a tutte le oltre 8.100 amministrazioni comunali italiane; è dunque calcolato, per ciascun anno (dal 2000 al 2007 e a breve al 2008), non solo il rating di salute finanziaria delle amministrazioni di più grandi dimensioni, ma anche dei comuni di più piccole dimensioni".

Quali sono i più significativi indicatori e come sono stati scelti?

"I 10 indicatori di bilancio utilizzati sono stati scelti sulla base della analisi della letteratura scientifica nazionale ed internazionale e dei report di analisi stilati dalle principali autorità pubbliche coinvolte nel processo di controllo della finanza locale (Corte dei Conti, Ragioneria Generale dello Stato, Ministero dell’Interno). Gli indicatori più importanti, e che quindi pesano maggiormente per il calcolo del Rating Finanziario complessivo, sono:
• "Crediti su entrate proprie, oltre 12 mesi": analizza la quantità di crediti per entrate tributarie, tariffarie ed altre entrate locali (es. contravvenzioni, fitti attivi, dividendi società partecipate) sorti da più di un anno, in relazione ai proventi della medesima natura ‘fatturati’ in un anno; l’indicatore è tanto migliore quanto più si avvicina a zero, in quanto tali crediti rappresentano quelli con minore probabilità di riscossione;
• "Equilibrio strutturale di parte corrente": analizza il rapporto fra i flussi di entrata correnti (imposte, tasse e tariffe locali, contravvenzioni, dividendi di partecipate ed altre entrate locali, più i trasferimenti correnti dallo Stato ed altri enti) e i flussi di spesa della medesima natura, principalmente per il personale e per l’acquisto di beni e servizi, più il flusso finanziario in uscita generato dal servizio al debito (ammortamento mutui e prestiti a medio-lungo termine); l’ottimo è rappresentato da valori maggiori di 1, ma la legge consente diverse eccezioni (utilizzo dell’avanzo o delle concessioni edilizie per coprire le spese correnti), per cui spesso è inferiore a 1;
• "Anticipazioni di tesoreria non rimborsate": analizza, in proporzione alle entrate correnti realizzate, l’entità delle anticipazioni di cassa richieste al tesoriere (in sostanza l’utilizzo di un fido bancario) che non sono state rimborsate a fine anno; già valori superiori allo zero individuano serie difficoltà sul fronte della liquidità".

In che cosa si rivela particolarmente significativa la vostra metodologia?

"Nella capacità di esprimere una valutazione di sintesi sullo stato di salute finanziaria sulla base di indicatori significativi che, per loro natura, sono in grado di contenere il rischio di distorsione informativa. L’informazione è utile al mondo bancario, delle istituzioni pubbliche (autorità preposte ai controlli in primis), alle associazioni di categoria, alle stesse amministrazioni comunali per agevolarne il confronto, e a tutti i portatori di interesse".

Il modello permette di dare delle pagelle: come sono messi gli enti locali della penisola? Esistono delle differenze e/o dei trend?

"Il 92% degli enti ha peggiorato almeno una delle dimensioni rilevanti di salute finanziaria fra il 2000 e il 2007, con addensamenti significativi di casi nel meridione; in particolare, i comuni del meridione faticano ad incassare i propri proventi e presentano situazioni di difficoltà di cassa; i casi di miglioramento della salute finanziaria, invece, si trovano al Nord, fra i comuni con meno di 5.000 abitanti".

Bologna salta agli occhi perché nella classifica appare assieme a Venezia tra le città promosse a pieni voti. Come mai?

"Bologna, che secondo la nostra classificazione suddivisa in 11 classi di merito è B1 ovvero si comporta come il primo 15% delle città migliori, raggiunge, per l’anno 2007, valutazioni largamente sopra la media per la maggior parte degli indicatori presi in considerazione; in modo particolare possiede una buona situazione di liquidità, riuscendo a contenere al 4% i crediti sorti da più di 12 mesi per tributi, tariffe e altre entrate proprie rispetto alle entrate maturate in un anno e a pagare piuttosto velocemente (3 mesi circa) le spese correnti. Le altre città della Romagna, sedi dei Poli decentrati, presentano valutazioni intermedie, in particolare: Cesena C1, Forlì C4, Ravenna C3, Rimini C5".