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Lo sbarco dei Mille in Sicilia raccontato attraverso il teatro dei Pupi siciliani

Per il progetto "La Voce del Cunto" de La Sofftta 2013, Mimmo Cuticchio, il più celebre cuntista siciliano, presenta "O a Palermo o all’inferno - Lo sbarco di Garibaldi in Sicilia". Lo spettacolo in programma per due sere nella Sala InterAction del Teatro Arena del Sole
Lo sbarco dei Mille in Sicilia raccontato attraverso il teatro dei Pupi siciliani

Si apre con lo spettacolo "O a Palermo o all’inferno - Lo sbarco di Garibaldi in Sicilia" il progetto "Mimmo Cuticchio. La Voce del Cunto" inserito nel programma della venticinquesima edizione de La Soffitta. Questa sera e domani, alle 21,30, nella Sala InterAction del Teatro Arena del Sole, l'Associazione Figli d'Arte Cuticchio racconterà e metterà in scena lo sbarco dei Mille in Sicilia, in uno spettacolo realizzato nell’ambito delle celebrazioni per l’Unità d’Italia.

Mimmo Cuticchio è il più importante erede della tradizione dei cuntisti siciliani e dell'arte del puparo nel teatro dei Pupi siciliani, oggi iscritto tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità dell'Unesco. Il progetto presentato da La Soffitta prevede anche un incontro con il celebre cuntastorie, coordinato da Piersandra Di Matteo e Nico Staiti: domani, giovedì 7 febbraio, alle 16, presso i Laboratori delle Arti.

Il cunto e l'impresa garibaldina
Il ritmo del cunto, di origine antichissima, scandisce l’epopea
ripercorrendo i contatti, le reti di relazioni, le rivolte, le spedizioni dell’impresa garibaldina, focalizzata sui particolari della lunga marcia di Garibaldi da Quarto a Palermo.

Su un palco immerso nel buio, con solo una luce fioca a illuminare la scena, si dipanano le vicissitudini dei protagonisti, senza nessun sipario a coprire le mosse del maestro Cuticchio, che gestisce entrate e uscite di oltre sessanta pupi, e la cui capacità affabulatoria di contastorie, insieme alle modulazioni, alla passione nella sua voce, immerge il pubblico nell’episodio storico. Un evento che apre alla storia, quella vera, su cui Cuticchio si è scrupolosamente documentato, portandolo a costruire uno spettacolo di grande rigore, al contempo aperto alla visionaria libertà del teatro.

I pupi e il cuntastorie
Come in molti altri lavori di Cuticchio, i pupi, oltre a occupare il loro spazio scenico, sconfinano e sono spesso mossi a vista
. Partecipano, discutono, esaminano, danno voce ai vinti e ai vincitori, disseppelliscono i nodi e le contraddizioni della storia con il sospetto che dietro al legno, ai metalli, alle stoffe di cui sono fatti si nasconda una simbologia da cui trarre ancora una conoscenza fruttuosa. E la città di Palermo è presente prima con le sue bellezze, poi con le sue rovine.

Il ritmo del cunto di origine antichissima scandisce l’epopea di tutti i tempi. Mimmo Cuticchio, il più noto cuntastorie del nostro tempo, questa volta tesse un tappeto coloritissimo di immagini non più legate alle avventure dei Paladini di Francia ma a Giuseppe Garibaldi, cittadino del mondo, innamorato della libertà, le cui imprese portarono al collasso del Regno delle Due Sicilie e contribuirono all’unificazione politica della penisola italiana. Il 1860 fu l’annus mirabilis del Risorgimento. Le imprese di Garibaldi e il sogno di aggregazione hanno dato un significato universale all’avventura umana dell’Eroe dei due mondi, che ha affascinato romanzieri e poeti e conquista ancora oggi quanti credono nella forza animatrice dell’ideale.