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Dinosauri e geologia: torna Il Sabato del Capellini

Al Museo Geologico dell'Università di Bologna prende il via l'undicesima edizione del programma di aperture straordinarie e incontri alla scoperta delle nuove frontiere della geologia, tra dinosauri giganti e balene
Dinosauri e geologia: torna Il Sabato del Capellini

Un dinosauro che somigliava ad un uccello, un arco ferrarese sepolto (e il terremoto dello scorso anno), la Bologna del '500 tra contadini, signori e animali, la grande estinzione del Permiano/Triassico, San Patrizio alla fine della Via Selice. Eterogenei ma sempre affascinanti, sono i temi dei primi appuntamenti del Sabato del Capellini.

Arrivato alla sua undicesima stagione, Il Sabato del Capellini è un appuntamento mensile (con qualche extra, ad ottobre gli eventi in programma sono tre) promosso dal Museo Geologico "Giovanni Capellini" dell'Università di Bologna.

Il primo sabato di ogni mese, il museo offre un'apertura straordinaria dalle 10 alle 18, oltre a una visita guidata (alle 15,15, su prenotazione) e, a partire dalle 16,30, un evento ludico-scientifico.

Un'occasione aperta a tutti per conoscere i tesori geologici nascosti di Bologna e viaggiare alla scoperta delle nuove frontiere della geologia, tra dinosauri giganti e balene.

Si comincia questo sabato, 5 ottobre, con "Leggero come un dinosauro: Tataouinea hannibalis, il grande sauropode che somigliava ad un uccello". Ricercatori dell'Università di Bologna hanno scoperto nel sud della Tunisia un nuovo dinosauro, chiamato Tataouinea. Lo studio dei suoi resti ha portato nuove prove a sostegno della tesi secondo cui anche i sauropodi - i grandi dinosauri erbivori che nell’immaginario collettivo rappresentano i più grandi animali che abbiano mai camminato sul nostro pianeta - hanno molti punti in comune con gli uccelli che vediamo tutti i giorni volare nei nostri cieli. In particolare lo studio degli scheletri fossilizzati ci mostra come, già centinaia di milioni di anni fa, i rettili avessero posto le basi per trasformarsi in uccelli. Ne parlerà Federico Fanti, uno dei ricercatori dell'Alma Mater che stanno portando avanti lo studio.