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Due tavole rotonde sul melodramma di Rossini e il sax di Parker

"Buon compleanno, Figaro! I duecent'anni del Barbiere di Siviglia" e "Charlie Parker e il jazz d'avanguardia del secondo dopoguerra": due appuntamenti a cura dell’Associazione culturale «Il Saggiatore musicale», in collaborazione con il Centro La Soffitta del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna

Venerdì 18 e sabato 19 novembre, dalle 15 alle 18.30, presso l’Auditorium dei Laboratori delle Arti si svolgeranno due tavole rotonde: "Buon compleanno, Figaro! I duecent'anni del "Barbiere di Siviglia" e "Charlie Parker e il jazz d'avanguardia del secondo dopoguerra", nell’ambito delle iniziative di didattica e ricerca sulla musica, a cura dell’Associazione culturale «Il Saggiatore musicale», in collaborazione con Centro La Soffitta del Dipartimento delle Arti-Università di Bologna.

Buon compleanno, Figaro! I duecent'anni del Barbiere di Siviglia” sarà coordinato, il 18 novembre, da Lorenzo Bianconi (Bologna), con gli interventi di Michael Aspinall (Napoli), Paolo Fabbri (Ferrara), Paolo Gallarati (Torino), Roberto Gigliucci (Roma), Saverio Lamacchia (Udine-Gorizia), Lorenzo Mattei (Bari). 


Nel 2016 "Il barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini ha compiuto duecento anni. Questo melodramma è stato il primissimo a non essere mai uscito dal repertorio, in Italia. Sull'arco di due secoli, in città grandi o piccole, ogni cittadino italiano, anche di modesta cultura, ha potuto assistere alla recita del capolavoro di Rossini non una ma tante volte nella vita: da ragazzo, da adulto, da vecchio. Così, l'opera è diventata patrimonio comune; e i personaggi esorbitanti che la popolano hanno preso dimora nel nostro immaginario. La tavola rotonda, alla quale prendono parte alcuni tra i massimi studiosi dell'arte di Rossini, offrirà qualche risposta al doppio quesito che questa circostanza ci pone: quali effetti ha comportato questo rapido e tenace radicamento del "Barbiere" nei nostri cartelloni teatrali? Perché questa sorte è toccata proprio al "Barbiere" e non ad altre opere non meno frizzanti dello stesso autore?

"Charlie Parker e il jazz d'avanguardia del secondo dopoguerra" è la tematica della seconda tavola rotonda, il 19 novembre, coordinata da Paolo Cecchi (Bologna), con gli interventi di Vincenzo Caporaletti (Macerata), Leo Izzo (Bologna), Marco Mangani (Ferrara), Manuele Morbidini (Perugia). La figura di Charlie Parker (1920-1955), benché nota, almeno superficialmente, anche ai non specialisti, è ancora oggi poco conosciuta e studiata nel nostro Paese, e la sua musica – densa, complessa, mercuriale ed originalissima – merita certamente di venir maggiormente apprezzata e conosciuta, indagandone le caratteristiche grammaticali, formali ed espressive.

Charlie Parker non solo portò il virtuosismo strumentale del proprio strumento, il sax contralto, a livelli prima inimmaginabili (e ancor oggi per molti versi insuperati), ma ricreò – nel decennio compreso all’incirca tra il 1944 e il 1954 - in modo sostanziale i princìpi e la concezione improvvisativa in base ai quali veniva creata la linea melodica che costituisce l’assolo, rinnovandone gli aspetti sia ritmico-metrici, sia lineari, sia armonici. Parker inoltre introdusse alcune sostanziali novità anche nell’ambito della concezione fraseologica della linea melodica e dell’articolazione esecutiva delle unità melodiche dell’improvvisazione, secondo stilemi che ebbero carattere fondativo per tutto il jazz moderno del secondo dopoguerra. In virtù di tali innovazioni e del virtuosismo strumentale - che gli permetteva una stupefacente velocità e chiarezza di esecuzione – Parker creò una musica che all’ascolto risulta complessa e finanche intricata dal punto di vista sia ritmico sia armonico, ma che nel contempo appare chiaramente governata da una logica musicale – formale, costruttiva ed armonico-lineare – straordinariamente coesa e consequenziale.