“Spero siate qui per la mia Giulia che rivedo un po’ in tutti voi – ha esordito ieri Gino Cecchettin di fronte a una folta platea al Teaching Hub di Forlì, 4 aule gremite di ragazzi e ragazze - Sono qui da papà e come tale parlerò”.
Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia è il titolo del suo libro, presentato ieri nel corso dell’incontro- intervista. Un appello potente lle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Un libro che è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. Nel suo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
“Cara Giulia - ha spiegato riferendosi al libro - è un modo con cui si iniziano le lettere, e quella che ho scritto è una lettera d’amore e di rammarico per i tanti non detti, per gli abbracci non dati”. Perché la vita scorre veloce e magari si pensa che ci sia sempre tempo più tardi, ma poi “ti rendi conto che la vita è come un nastro di un film che qualcuno ha scelto di recidere”.
“Ho imparato tantissimo da ognuno dei miei figli- ha proseguito Cecchettin -. Io ho avuto la fortuna di avere tre ragazzi fantastici che mi comunicavano l’essenza della vita”.
Poi l’appello ai giovani: “La vostra generazione fatica a capire perché sia difficile cambiare il modo di vedere le cose, siamo cresciuti in un contesto in cui certe cose non erano brutte da dire, ma sdoganate. Siamo vissuti in un mondo in cui le libertà erano minori. Per fortuna un processo di miglioramento, lento, è in corso”.
Cecchettin ha avuto modo di parlare anche del fatto che i proventi del libro andranno ad una fondazione in cui ci saranno docenti universitari(e) che parleranno di violenza di genere. La fondazione si impegnerà a creare delle borse di studio stem, in ricordo di Giulia e ancora a lavorare con associazioni già presenti sul territorio per capire in concreto come aiutare le donne.
L’evento ha fornito l’occasione per ricordare l’impegno dell’Università di Bologna per contrastare la violenza di genere. In questo contesto il 29 novembre 2023 è stato aperto lo “Sportello universitario contro la violenza di genere – Campus di Forlì”, in continuità con lo sportello contro la violenza di genere dell’Ateneo, attivo a Bologna dall’ottobre 2022, di cui condivide principi, obiettivi e metodologia. Lo sportello contro la violenza di genere del Campus di Forlì è gestito dal Centro Donna del Comune di Forlì nell’ambito di un progetto finanziato tramite la Legge 6 della regione Emilia Romagna, in collaborazione con il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione - DIT dell’Università di Bologna, sede di Forlì.
Lo sportello rappresenta una risposta concreta dell'Università di Bologna e del Campus di Forlì per sostenere tutte le persone che subiscono qualsiasi forma di discriminazione e violenza.
Il servizio è gratuito e anonimo. Si rivolge all'intera comunità dell’Università di Bologna con particolare riguardo a tutte le persone che afferiscono al Campus di Forlì: studentesse e studenti, personale tecnico amministrativo, personale docente e ricercatore.
Attivo a distanza e in presenza su appuntamento, dal 17 luglio 2024 lo sportello si trova in una nuova sede in via Lombardini n. 5 – piano terra - stanza N. 4, presso il PhD-Lab. Lo sportello è disponibile tutti i mercoledì dalle ore 11:00 alle ore 13:00, ed è anche raggiungibile via mail, telefono o WhatsApp.