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"Emergia": un nuovo strumento per misurare la complessità delle azioni per il clima

L'analisi emergetica è uno strumento per quantificare in modo oggettivo i costi ambientali e sociali delle politiche climatiche, con importanti implicazioni anche per i contenziosi legali sul clima


Come si misura il costo reale di un'azione per il clima? E come si può quantificare un danno ambientale prima ancora che si verifichi? Domande complesse che oggi trovano una nuova possibile chiave di lettura grazie all'analisi basata sull'idea di emergia (con la "m"), un metodo che promette di offrire una valutazione più completa e integrata dei concetti e delle categorie coinvolte nelle politiche di sostenibilità.

In un articolo di commento appena pubblicato sulla rivista npj Climate Action, un gruppo di studiose e studiosi dell'Università di Bologna, dell'Università Ca' Foscari di Venezia e dell'Università del Salento, con competenze che spaziano dalla fisica alla giurisprudenza, propone di applicare l’analisi emergetica per superare i limiti delle attuali metriche, spesso basate solo su valutazioni monetarie.

Il concetto di emergia, sviluppato dall'ecologo sistemico Howard T. Odum, si può definire come la "memoria" di tutta l'energia che è stata utilizzata, direttamente o indirettamente, per generare un prodotto o un servizio. In questo modo, è possibile calcolare il "costo energetico" totale, e quindi il valore intrinseco, di un bene o di un processo, tenendo conto di tutto ciò che la natura e la società hanno "investito" per realizzarlo.

Una delle applicazioni più promettenti di questo approccio riguarda i cosiddetti contenziosi climatici (climate litigation), ovvero le azioni legali avviate contro stati o altre istituzioni per la loro inadempienza rispetto alla salvaguardia della salute e in generale dei diritti fondamentali di coloro che oggi sono bambini. A livello globale sono già attive oltre duemila istanze legali di questo tipo. Spesso, però, le corti richiedono una quantificazione dei danni futuri: un'operazione complessa con gli strumenti giuridici attuali.

"Questo approccio rappresenta un ponte fondamentale tra le scienze dure e il diritto", spiegano Silvia Bagni, professoressa al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Bologna, e Michele Carducci, dell'Università del Salento. "Fornire una metrica scientifica e oggettiva per concetti come il 'valore intrinseco della natura' o il 'danno ambientale' può rivoluzionare il diritto climatico. Significa dare ai giudici e alle istituzioni strumenti verificabili per prendere decisioni basate non più solo su una logica economica di breve termine, ma su un principio di responsabilità biofisica verso il pianeta e le generazioni future".

L'approccio emergetico aiuta a superare la frammentazione con cui spesso si affrontano le sfide globali, come nel caso degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell'Agenda 2030, il cui limite è legato anche a una gestione per "compartimenti stagni". L'emergia, quantificando le interconnessioni tra i vari flussi di risorse, può rendere visibili sinergie e compromessi, offrendo una base scientifica per politiche più integrate ed efficaci.

"L'analisi emergetica permette di calcolare il costo energetico necessario a ripristinare una risorsa ambientale danneggiata, offrendo così una metrica oggettiva per quantificare il danno prima ancora che questo si sia completamente manifestato", conferma Francesco Gonella, fisico dell'Università Ca' Foscari e primo autore dello studio. "L'idea di questo lavoro è nata proprio collaborando con il team che ha promosso un'azione legale contro lo Stato italiano per inadempienza climatica. Ci siamo resi conto che un approccio scientifico quantitativo, basato sulle leggi della termodinamica dei sistemi dissipativi (a cui nessun sistema può sottrarsi), poteva fornire uno strumento concreto per sostanziare le azioni legali e, più in generale, per orientare le scelte politiche verso opzioni realmente sostenibili".